lunedì 14 aprile 2014

ANNO 488

TEODORICO QUASI IN ITALIA

Teodorico a Costantinopoli si è insomma fatto alla fine convincere da ZENONE a marciare verso l'Italia per detronizzare Odoacre.

Per l'imperatore, Teodorico era diventato un incubo averlo vicino, ma spesso anche solo dentro i confini bizantini; era quasi sotto le mura di Costantinopoli (così ci narra Procopio)
Pur amici di vecchia data, entrambi erano intolleranti, nascevano sempre pretesti per mettersi uno contro l'altro. Uno con la sua autorità, l'altro cosciente della propria forza, sua e dei suoi ostrogoti.

Zenone vuol seguitare a fare l'imperatore, ma anche il capo ostrogoto (a cui Zenone -dopo il suo aiuto- deve il trono di due imperi) scalpita, vuole volare alto. E' già da 14 anni che Teodorico coltiva certe ambizioni. Già a 20 anni (dopo averne passati 10 proprio a Costantinopoli come ostaggio)- diventato capo degli ostrogoti- aveva messo in seria crisi più volte la corte bizantina; eppure si ritrova ora a 34 anni, solo con qualche onorificenza addosso; e qualche territorio che però si è preso con la forza e che solo lo scorso anno Zenone gli ha formalmente concesso; ma nel farlo nello stesso tempo lo ha convinto a guardare a Occidente; a fare una spedizione in Italia contro Odoacre a spodestarlo e prendere il suo posto a Ravenna.
Ovviamente Teodorico non avendo dubbi sull'esito dell'impresa, nutre qualche ambizione: quella di diventare l'imperatore d'Occidente; del resto Zenone lo ha adottato come figlio.
I due storici del tempo Valesiano e Diacono, affermano che Zenone, più che dargli il "permesso" di invadere l'Italia, ha fatto un vero e proprio patto formale, che autorizzava Teodorico a "regnare" in Occidente al posto di Odoacre, e che lo investiva ufficialmente della porpora, raccomandandosi "però" alle benevolenza del Senato romano (un modo questo forse per cautelarsi e per non sbilanciarsi troppo)

Teodorico nemmeno lontanamente immagina che tutta la trama di questo progetto di Zenone (e questa è invece l'opinione di Procopio) è solo quello di allontanare lui e i suoi uomini da Costantinopoli, che da alcuni anni non è proprio in balia di Teodorico ma nella sua morsa lo è di fatto. E conoscendo il carattere del capo ostrogoto fin da quando era bambino, Zenone teme che prima o poi quella morsa lo stritoli.

Siamo al dunque. Decisione presa. Gli uomini di Teodorico in primavera si mettono in marcia verso l'Italia. Teodorico ha riunito il suo potente esercito di ostrogoti, e nell'incamminarsi raccoglie lungo le terre illiriche altri uomini; più i Rugi quelli sfuggiti alla deportazione di Odoacre sul Danubio già accennata.
Lungo il percorso la marcia di Teodorico ha qualche contrattempo. Infatti è costretto fino a settembre ad impegnarsi a neutralizzare in Pannonia un gruppo di Gepidi a Sirmio, sulla Sava. Una tribù che sta infiltrandosi e contendendo il Norico ai nuovi abitanti da poco stanziatisi: i Longobardi.

Eliminato l'imprevisto, Teodorico all'inizio dell'inverno si affaccia quasi sul confine dell'Italia. Si accampa nei paraggi dove ha deciso di svernare, per poi riprendere il cammino nella prossima primavera scendendo dal Friuli verso le pianure poste a sinistra dell'Isonzo per poi attaccare la fortezza di Aquileia, e infine scendere verso Ravenna

I contrattempi e la sosta, sono invece provvidenziali per Odoacre; che così ha tutto il tempo per organizzare il suo esercito, preparare la difesa e per dare il benvenuto in Italia a Teodorico. Che dovrà impegnarsi a fondo per cinque anni per liberarsi di lui, inseguendolo prima per quasi due anni per mezza Italia, poi fino a Ravenna che occuperà dopo averla assediata per tre anni.
I due barbari giocarono al "gatto col topo", spesso alternandosi nella parte.

Un' invasione insomma non facile quella di Teodorico, nè tanto meno fatta in tempi brevi. Odoacre si dimostrerà molto abile e gli si oppose con un esercito non meno agguerrito del suo. Infatti non morì sul campo, in battaglia, ma colpito a tradimento dopo aver ricevuto la proposta di un onorevole reciproco compromesso.

CLODOVEO

Clodovèo I re dei Franchi. - Figlio (n. 466 circa - m. Parigi 511) di Childerico, alla morte di questo (481) divenne re di uno dei regni dei Franchi Salî, con centro aTournai. Nel 486 conquistò i dominî del romano Siagrio, continuando poi per altri dieci anni l'espansione lungo la Senna e la Loira. Nel 493 sposò la cattolica Clotilde, nipote del re borgognone Gundobado, e nel 496, dopo una decisiva vittoria sugli Alamanni a Tolbiaco, si convertì egli stesso al cattolicesimo. Questo fatto creò tra i Franchi dominatori e la popolazione gallo-romana un vincolo duraturo, che fece la forza del regno di Clodoveo. Nel 506 C. mosse contro i Visigoti e li vinse a Vouillé (507), provocando così l'intervento di Teodorico, re degli Ostrogoti d'Italia (509-510). La pace del 510, che riconosceva agli Ostrogoti la Provenza e Narbona, assegnava il resto del dominio visigotico in Gallia, con Tolosa, a C., che lasciava così ai suoi figli un regno vasto e potente.


ANNO 487

 ODOACRE SUL DANUBIO CONTRO I RUGI
 TEODORICO SOGNA L'ITALIA E LA PORPORA

Sempre ligio al suo dovere di tutore di un regno - quello italico affidatogli dai Bizantini- Odoacre anche questa volta con zelo si muove con i suoi uomini verso i confini danubiani minacciati nuovamente dai Rugi, da alcuni anni in un inquietante movimento verso sud guidati dal loro re FETA e da suo figlio FEDERICO.
Odoacre li aveva già sconfitti nel '84 nel Norico; li aveva ricacciati indietro ma non era riuscito a riprendersi il territorio, che ultimamente stava conoscendo un massiccio insediamento di Longobardi provenienti dal nord, originari della Germania settentrionale.

L'intervento di quest'anno di Odoacre contro i Rugi è abbastanza deciso e anche piuttosto implacabile. Non solo Odoacre li affronta e li sconfigge, ma intende chiudere per sempre la questione in un modo singolare.

Tutti gli uomini fatti prigionieri sono riuniti e vengono deportati e dispersi in vari territori italiani, a lavorare nei campi o impiegati in lavori di fortificazioni. In pratica Odoacre ha spopolato l'intero territorio, lasciandolo in mano ai nuovi venuti; ai Longobardi che in breve tempo nell'arco di tre generazioni - e con altri nuovi massicci arrivi - si insediano e ne fanno una loro base. Che poi in massa abbandoneranno per scendere nella più ospitale e ambita Italia, nel 568 con re Alboino.

Ma fra i tanti prigionieri Odoacre se ne fece scappare un gruppo guidato proprio dal figlio di Feta, Federico, che riunendo i superstiti va a rifugiarsi e a chiedere aiuto in Illiria, al re degli ostrogoti Teodorico, che sta già organizzando il suo esercito pronto a partire per l'invasione dell'Italia. Che ha deciso di fare il prossimo anno. Risolvendo così il problema a Zenone, che non vede l'ora di spostare la "minaccia ostrogota" verso occidente, facendo dimenticare a Teodorico Costantinopoli

L'impresa non sarà facile per Teodorico, sta muovendo i suoi primi passi quest'anno, ma per sconfiggere Odoacre - che aveva un esercito agguerrito quanto il suo ed era abile quanto lui, salvo un grossolano errore strategico e una sua ingenuità che gli costò la vita, gli serviranno cinque anni a Teodorico per venirne a capo e per insediarsi a Ravenna..
Zenone -l'ispiratore- non vedrà nemmeno la conclusione di questa conquista; morirà nel 491. Teodorico entrò invece a Ravenna - dopo averla assediata per tre anni di seguito- nel marzo del 493. Fece dei patti onorevoli con Odoacre che si era arreso, gli confermò i suoi diritti regali, lo invitò al banchetto per celebrare l'evento, poi proditoriamente sfilò la spada e lo trafisse di propria mano.

Ma ritorniamo in Illiria dove Teodorico sta iniziando la sua illusoria -che ritiene breve- avventura; accompagnato dall'altra illusoria ambizione, quella di poter guadagnarsi in Italia a spese di Odoacre la porpora e le insegne regali che a suo tempo proprio Odoacre non si era messo addosso, nè le aveva pretese; le aveva rimesse a Costantinopoli.

ANNO 486

 CLODOVEO RE DEI FRANCHI
 I BURGUNDI - I TRE FRATELLI RE



Il giovane re dei Franchi quando era salito sul trono a soli 16 anni dopo la morte del padre Childerico nel 481, le terre conquistate si spingevano fino alla Somme. E fra questa e la Loira la sovranità era ancora in mano dei Romani anche se ormai dopo la caduta dell'Impero erano quasi stati dimenticati, prima a Roma, poi a Ravenna; abbandonati alla loro sorte (Teodorico più avanti -pur avendo sposato la sorella di Clodoveo- ci farà ancora una spedizione, ma inutilmente).

Ne approfittò un romano, un certo SIAGRO. Era un funzionario dell'impero, figlio del magister militum in Gallia, Egidio; ma morto il padre senza che vi fosse una ufficiale investitura (ne a Roma nè tanto meno a Costantinopoli) ereditò lui questa carica nominandosi da solo.
Siagro -nel vuoto di potere non essendoci nessun funzionario sopra di lui- si improvvisò non proprio imperatore della Gallia, ma ne divenne di fatto un governatore, dando anche protezione militare alle numerose città abitate da galli-romani. Insomma acquisì una certa indipendenza; ma nel farlo non avendo nessuna investitura imperiale, il "Romano" si trasformò alla stregua di un capo-barbaro mettendo la sua sede a Soisson; quindi ribelle e libero da ogni vincolo divenne il paladino dei locali di ogni stirpe; e come abbiamo detto anche degli ex romani

Tutto questo mentre Visigoti (con in mano già la Spagna e l'attuale Francia meridionale), i Franchi Salii Ripuari (con in mano uno stato compatto sul Reno, tra Colonia e Treves) e i Burgundi (fra il Reno e i Vosgi ) si stavano da anni affrontando per conquistare i territori della Loira e della Senna fino a Parigi; e i Franchi contro i Visigoti anche oltre, fino ai Pirenei.
In più si erano fatti avanti gli Alemanni che già si erano impossessati dell'Alsazia.

Fra queste emergenti forze, i romani di vecchia data, ormai in questi territori in minoranza, avrebbero anche voluto vivere in pace alleandosi con i locali, ma gli avvenimenti e i capolvolgimenti delle forze in campo appena viste sopra, impedivano di fare una oculata e definitiva scelta.
Chiunque avrebbe vinto, i romani -essendo poco di numero e dimenticando (e facendolo dimenticare ai locali) il passato imperialista- erano disposti anche a sottomettersi pur di ricevere in cambio protezione e pace. Ma il difficile era con chi schierarsi, visto che le città cambiavano padrone continuamente. Conquistate e poi perse, riconquistate e poi di nuovo perse.

Per cinque anni, Clodoveo il nuovo re franco di appena sedici anni, proprio per la sua giovane età era rimasto solo virtualmente re dei Franchi. Eurico il re dei Visigoti indubbiamente era molto più operoso e anche il più forte degli altri, quindi capace di controllare la situazione e lo stesso impaziente e bellicoso giovane re.
Ma la morte di Eurico, e con Clodoveo che ha ora 21 anni, permettono al re franco di entrare in azione per cercare di riprendersi dai Visigoti i territori fino ai Pirenei e anche consolidare le difese su quelli tra la Senna e la Loira.
A intralciargli il cammino questa volta non sono i vecchi nemici, ma proprio il romano SIAGRO che presa l'iniziativa, anche lui cercò di impossessarsi di due territori di due piccoli re franchi salici, Ragnacaro e Cararico: che ovviamente chiesero aiuto proprio a Clodoveo, che non aspettava che questo per scatenare in concerto un attacco sia a Siagro e nello stesso tempo anche ai Visigoti.

Clodoveo attaccò Siagro proprio nella sua sede, a Soissons. Non fu uno scontro storico, anche perchè Siagro abbandonò la città e si mise in salvo presso i Visigoti di Alarico II, che però per non provocare ulteriori incidenti consegnarono l'uomo a Clodoveo, che lo mise a morte.

Ma Clodoveo non si fermò a Soisson - pur diventando questa città la prima capitale del regno franco- ma cercò di estendere il suo dominio sulle città della Belgica Secunda (Reims), cercando di arrivare a Parigi, dove trovò una resistenza accanita (secondo la leggenda - ma posteriore- organizzata da santa Genoveffa - ne riparleremo in seguito).

Questa vittoria contro Siagro -che apre la via alla fondazione del regno franco dei MEROVINGI- non è solo una vittoria d'armi, ma è -per i futuri francesi- una trionfo simbolico; perchè Siagro era -nonostante fosse diventato quasi un capo-barbaro- l'ultimo funzionario gallo-romano sconfitto e messo a morte da quella "Nuova Gallia" (che diventerà ben presto la Francia) dove i Romani avevano dominato per quasi cinque secoli.
Con le imprese di Clodoveo insomma da queste parti si chiude un epoca; termina la dominazione romana.

Nella stessa circostanza non dimentichiamo i Burgundi. Da circa venti anni contendevano ai Franchi gli ambiti territori (Loira e Senna). Ma poi morto Gondebaldo, il grande territorio che avevano conquistato fu diviso ai tre figli. Chilperico divenne re a Lione, Godisgelo a Ginevra e Gundobado a Vienne. Con qualche ambizione di ognuno di loro di prendersi tutto a spese degli altri due.

Infatti il primo a essere assassinato per impadronirsi della sua eredità fu proprio Chilperico. Mentre Gundobado più avanti (nell'anno 500) divenne unico re della Borgundia (futura Borgogna) grazie proprio a Clodoveo che non riuscendo a sconfiggere lui, rivolse le armi contro il fratello più debole Godisgelo. Fu lo stesso Clodoveo a ucciderlo dentro una chiesa di Vienne. Proprio lui che si era convertito due anni prima alla religione cristiana (permettendo così al cristianesimo di mettere le basi sulla futura Francia).

ANNO 485

CINA - LO-YANG CAPITALE DEL NUOVO IMPERO WEI

L'imperatore WEN, sotto la pressione della nobiltà dei potenti stati che si sono formati in questi ultimi anni con gli invasori nomadi, deve spostare la capitale della nuova Cina (fatta ultimamente di fragili dinastie e con domini molto limitati e disuniti - dopo la scomparsa degli Han) più a nord, ritornando a LO-YANG, che si trova quasi a ridosso del regno che in questi anni è quasi tutto turco-mongolo: quello dei WEI.

Si sta verificando in Cina lo stesso fenomeno che sta conoscendo in questi anni l'Occidente.
I barbari fino a pochi anni prima respinti e combattuti, stanno calando e conquistando tutta la Cina settentrionale; e sono così numerosi e abili da salire proprio loro sul trono e a mantenerlo per molti anni, fino alla comparsa di una breve dinastia (quella dei Sui - 589-617); breve ma che riuscì a riunificare l'intera Cina.
Ma c'è anche il lato positivo; queste invasioni permetteranno alle popolazioni locali l'assimilazione e la fusione delle lingue, delle culture e non ultimo gli incroci di razza (la cinese con la barbaro-turco- mongolica)., e la diffusione del buddhismo e del confucianesimo anche nella Cina settentrionale.

Lo-Yang - Lo sviluppo che ebbe questa città in questo periodo fu straordinario. Divenne una metropoli, con numerosi edifici pubblici e privati di rara bellezza. La città - posta sul mar Giallo nella provincia dello Henan, era già capitale sotto gli imperatori Zhou (nel VII sec. a.C); poi capitale della dinastia Han (dal 25 a.C. al 220 d.C.).
Fra le meraviglie, oltre i grandi magazzini generali ("l'ammasso" di tutta la produzione di cereali ) vi sorgeva l'Università Imperiale frequentata da oltre 30.000 studenti di varie discipline con lo scopo di addestrare la classe dirigente nelle sue varie funzioni statali: agronomi, ingegneri delle costruzioni, contabili, medici, avvocati, astronomi, matematici, funzionari di Palazzo ecc.
Gli Arabi nel 802-810 quando vennero a contatto con i Cinesi, mutuarono proprio da Lo-Yang questa istituzione scolastica superiore , fondando poi a Baghdad l'Università Statale e il Policlinico; vivace fino al XII sec, quando poi i Crociati (Federico II) le imitarono istituendole numerose anche in Europa.
(riporteremo questi fatti nei corrispettivi anni)

Sotto i Wei e i successivi Sui, Lo Yang, raggiunse un milione di abitanti diventando un importante centro amministrativo e culturale dell'intera Cina. Valido centro ancora sotto i Tang (tra l'VIII e il X sec.) e sotto i Sung. Poi decadde pesantemente fino ad arrivare ad avere (come Roma) solo una decina di migliaia di abitanti. Solo negli ultimi 100 anni (dal 1900) , è tornata a ripopolarsi, e nuovamente a raggiungere e superare attualmente i circa 2 milioni di abitanti.

martedì 4 marzo 2014

ANNO 484


Ligio al suo impegno -che era quello di tutelare il territorio italiano ora in mano ai Bizantini, Odoacre dopo la spedizione in Dalmazia si prepara ad affrontare i Rugi che premono sui confini del Norico. Una popolazione barbara che ha occupato questa regione fra le Alpi e il Danubio e che sta minacciando seriamente da qualche anno i confini italiani.
Lo scontro avviene. Odoacre riesce anche a sconfiggere i Rugi, ma non gli riesce di riprendersi il Norico.

Per le sue imprese e il suo zelo nel difendere i confini, a fare cioè gli interessi di Zenone, Odoacre pensò che era giunto il momento di fare un'istanza all'imperatore per avere un maggior riconoscimento. Nulla sa invece cosa si sta tramando a suo danno a Costantinopoli.

Zenone gli aveva già conferito la dignità di patrizio, ma Odoacre sperava nella nomina di Vicario Imperiale, cioè l'affidamento del governo della regione che stava degnamente difendendo.
Zenone nel ricevere la delegazione inviata a Costantinopoli, non diede una risposta precisa; fu compiaciuto dell'impegno prodigato dal barbaro ai confini; fu lieto di apprendere che in Italia leggi e istituzioni romane erano state mantenute; si dichiarò sorpreso che Nepote non lo avesse già nominato vicario prima di essere assassinato. E dato che Nepote era stato il suo designato a fare l'imperatore a Ravenna, si rammaricò molto per la fine che aveva fatto; e ricordò ai membri della delegazione che del resto anche lui aveva subìto da Basilisco l'offesa della destituzione e mancò poco di fare la stessa fine di Nepote. Poi consegnò una lettera molto vaga, nella quale riconfermava a Odoacre la dignità di patrizio, ma oltre non andava; non vi si accennava nessun vicariato territoriale, ma neppure impugnava quel potere che Odoacre di fatto esercitava. I suoi progetti erano altri.

Infatti nello stesso tempo, dopo l'avvenuta rappacificazione con Teodorico, Zenone dava anche al capo ostrogoto lo stesso riconoscimento. Una autorità -quella di patrizio- sufficiente, una volta Teodorico sceso in Italia, per legittimare lo stesso potere che aveva appena dato ad Odoacre.
Insomma il destino del re d'Italia barbaro Odoacre è ormai segnato. Anche se non sarà facile per Teodorico sconfiggerlo. Anzi il suo successo - dopo cinque anni di lotta- fu possibile solo con il provvidenziale aiuto del clero - nonostante lui fosse ariano- e una serie di finte diserzioni dentro le file di Odoacre. Alcuni reparti passarono a Teodorico, ma poi quando ci fu l'attacco ritornarono nei ranghi di Odoacre.

In SPAGNA muore EURICO Re dei Visigoti che ha già gettato le basi di un grande regno visigotico cercando di estenderlo oltre i Pirenei, spesso spingendosi fino alla Loira, alla Saone, al Rodano, territori che ora sta difendendo a fatica (data l'età) il giovane re dei Franchi Clodoveo.
I Visigoti hanno così quest'anno consolidato il loro dominio su quasi tutta la Spagna, tranne la Galizia occupata dagli Svevi (Suebi).
Ad EURICO gli succede il figlio ALARICO II. Anche lui terrà testa alle pressioni dei Franchi e dei Burgundi per vari anni. E per farlo si alleò perfino con Teodorico, di cui sposò la sorella Teodogota. Alleanza fallimentare; nel 507 Alarico II (a Vouillè) verrà sconfitto e ucciso in battaglia da Clodoveo, che riconquisterà il territorio in mano visigota fino al Pirenei, questa volta alleandosi con gli ex nemici: i Burgundi. Non incisivo fu l'intervento di Teodorico (auto-nominatosi reggente di Spagna) che riconquisterà il territorio franco-visigoto a nord-ovest nel 509 ma poi lo perderà subito dopo.

In AFRICA dopo aver ereditato da GENSERICO il grande regno, muore il figlio UNERICO suo successore, che a differenza del padre, in questi pochi anni di regno non ha per nulla mantenuto dei buoni rapporti diplomatici con gli altri sovrani dell'impero. Inoltre nel suo stesso paese ha promosso e guidato -contrariamente al padre, ariano ma non fanatico- una campagna persecutoria contro i cristiani.
Gli succede TRASAMONDO, che molto più saggio, cerca di moderare queste persecuzioni per non creare tensioni anche politiche.

A COSTANTINOPOLI l' imperatore ZENONE nomina TEODORICO console, lo crea capo supremo delle milizie e finalmente - ma non può far diversamente con gli ostrogoti sotto le mura di Costantinopoli- gli concede il possesso della Dacia e della Mesia inferiore.
Un cumulo di riconoscimenti che però celano in realtà tanta diffidenza verso il capo ostrogoto, che ormai ha convinto -per liberarsi di lui- a prepararsi per una campagna in Italia contro Odoacre.


IN PERSIA sempre per le continue invasioni di Unni Bianchi, come in India, queste orde di nuovi venuti infliggono all'esercito persiano sasanide una grande disfatta. Vi perde la vita lo stesso re PEROZ, si impossessano dei territori di Herat e già puntano sull'Armenia.
I Persiani mettono sul trono re VALASH, che però non può modificare la critica situazione, anche perchè le finanze (come quelle dell'Impero romano ) sono esaurite e non si può permettere di pagare gli Unni Bianchi che chiedono pesanti tributi.
Il nuovo sovrano è così costretto a concedere l'autogoverno ai barbari nominando un certo VACHAN governatore d'Armenia.
Gli Unni trasformano in un proprio impero quello sasanide in brevissimo tempo; poi si estendono rapidamente fino a Kothan nel bacino del Tarim e nei vasti territori dell'India settentrionale. Metteranno in totale crisi e poi manderanno in estinzione l'Impero dei GUPTA dove ora sta regnando quello che sarà l' ultimo imperatore BUDHAGUPTA.


lunedì 3 marzo 2014

ANNO 483

Nel 481 in Italia l'armonia tra Odoacre, Romani, Senato e Clero c'era, poi improvvisamente - forse uniformandosi ai desideri di Costantinopoli e di Zenone- lo scenario cambia. Odoacre diventa un "tiranno". Almeno così ci tramandano alcuni testi, che però sono i panegirici fatti a Teodorico nel suo primo periodo da ENNODIO, quando non era ancora entrato in urto con la chiesa, con i cristiani e con il papa che arrivò perfino a imprigionare e nominare lui stesso un papa (ovviamente ariano).

Ma se vogliamo credere allo storico Procopio (più attendibile), questo mutamento in Italia avviene dopo che a Costantinopoli sono accaduti alcuni fatti decisivi per il "sacrificio" di Odoacre.

Teodorico quando era rientrato nel 474 dopo la morte del padre, era diventato re degli Ostrogoti, ma aveva un rivale che aspirava lui a quel trono; ed era un altro capo goto TEODORICO STRABONE che non solo era contro Teodorico, ma aveva simpatie per la corte di Bisanzio. Fu infatti lui -guadagnandoci anche una bella somma- ad aiutare i congiurati di Basilisco per scalzare dal trono Zenone.
Quando poi aiutato da Teodorico, Zenone ritornò sul trono, fu lo stesso Teodorico ad affrontare gli uomini di Teodorico Strabone. Ma erano della stessa stirpe, entrambi due capi ostrogoti, e alla fine - forse perchè Teodorico non era stato bene ricompensato da Zenone nel fargli riconquistare il trono- i due si allearono tramando contro lo stesso Zenone. Fu allora che decisero di agire in concerto.
L'invasione della Macedonia e della Grecia l'abbiamo già descritta nel '79, era dunque già quella una rivalsa; i due Teodorico volevano un proprio grande regno con le terre sottratte ai "deboli" bizantini.

Ma quest'anno muore Teodorico Strabone, TEODORICO non ha dunque al suo interno più nessun rivale, è un uomo ormai potente, è padrone della Dacia e della Mesia ma vuole qualcosa in più. Forse molto di più; infatti fa sapere a Zenone che il suo popolo nel brullo Illirico non è proprio contento di starci, sogna terre migliori, e che era meglio prendere in considerazione certe cessioni piuttosto che doversi misurare con un eventuale usurpatore. A chi si riferisce Teodorico non lo dice, ma lo fa intendere benissimo. Tanto più che aggiunse che era meglio avere come vicario un figlio. Ma vicario dove?

Secondo lo storico Giordano il piano di conquista dell'Italia era già nelle mente di Teodorico. E anche Anonimo Valesiano e Paolo Diacono ci tramandano che Teodorico già pensava autonomamente a un'invasione dell'Italia e quindi già si vedeva vicario a Roma o a Ravenna. Mentre un'altra versione di Procopio (un passo che riprende poi lo stesso Giordano ) afferma che Zenone perchè temeva di essere attaccato a Costantinopoli gli venne l'idea di liberarsi del capo ostrogoto mandandolo in Italia a spodestare il "valido" Odoacre. Un sacrificio di quell'uomo che invece gli aveva disinteressatamente mandato a pochi giorni dalla sua riconquista del trono, le insegne imperiali di Roma. Una ingratitudine insomma.

Una cosa è certa che quest'anno Zenone si rappacifica con Teodorico, lo adotta come figlio, e gli da l'autorità necessaria -lo ha del resto fatto con Odoacre- nominandolo patrizio; poi lo convince a partire per l'Italia.

E se Odoacre già in Italia aspirava a una qualifica più prestigiosa (anche se di fatto era re d'Italia - e forse meritava anche il vicariato) la stessa ambizione la nutre Teodorico mentre si sta accingendo a partire.
Nemmeno lontanamente pensa che Zenone non ha nessuna intenzione di rinunciare ai propri diritti sull'Italia e non riconosce altri legittimi eredi di Teodosio all'infuori di se stesso.

Come vedremo malgrado tutti gli sforzi (e l'invio di due ambasciate con queste rivchieste) Teodorico non riuscirà mai ad ottenere quello che voleva da Zenone e da Costantinopoli (quando poi salì sul trono Anastasio e Giustino).
Fino a mettersi contro Bisanzio; contro i cristiani; fino a perdere di vista - e far fallire- quel grande progetto che aveva coltivato fin dall'inizio: una conciliazione fra Romani e barbari. Anche se voleva far diventare i romani barbari, perseguendo il suo scopo tramite guerre, alleanze e parentele con Franchi, Borgundi, Vandali e Visigoti. Dei primi sposò infatti la sorella di Clodoveo e con gli altri combinò diversi matrimoni con i vari parenti. Insomma invece di cercare alleanze a oriente lui preferiva le amicizie nei paesi ribelli a Roma.

A Roma sale sul soglio pontificio PAPA FELICE III; succede a Papa SIMPLICIO morto pochi giorni prima, il 10 marzo.

La consacrazione di Felice avvenne il 13 marzo 483. Di famiglia romana della gens Anicia. La sua elezione avvenne con il consenso popolare, di quello clericale e ratificato da un funzionario dell' imperatore Zenone, imperatore del Sacro Romano Impero d' Oriente (nda: quasi fosse stato un atto notarile)., non senza qualche intromissione da parte di Odoacre, re degli unni e fautore della deposizione di Romolo Augustolo.
Il pontificato di Felice III fu caratterizzato, in particolar modo, dal tentativo di dirimere le diverse posizioni sul modus operandi circa l'elezione alla cattedra di San Pietro tra chiesa romana e chiesa d'oriente attraverso tre concilii romani ( nda: rispettivamente nel 484, 485 e 489, tenuti sulla questione dell' Henoticon, ovvero sul sofisma monofistico della natura del Cristo ); culminato con la scomunica dei monaci e vescovi ortodossi e del loro principale ispiratore Acacio, Patriarca di Costantinopoli.

Le sfide tra la chiesa romana e quella orientale ebbero notevoli ripercussioni sul piano politico e temporale, fino a portare intere popolazioni a schierarsi le une conto le altre, quali: i popoli italici dominati dagli ostrogoti di Teodorico contro i propri fratelli, sorelle e cugini dominati dai vandali di Odoacre.

Felice III morì il 1° marzo del 492 e fu sepolto, unico tra tutti i papi, nella basilica di San Paolo. Compare ancora nel calendario universale come santità alternativa e viene festeggiato appunto, il 1° marzo.