PAPA GIOVANNI A COSTANTINOPOLI
UN FALLIMENTO -E UNA VITTORIA
Come abbiamo anticipato lo scorso anno, TEODORICO, dopo l'editto di Giustino (la messa al bando degli ariani) sentendosi perso e quasi condannato non vuole finire così una carriera, ne vuole vedere la soppressione della sua religione nel suo regno:
Lui come sappiamo è stato sempre tollerante, ha permesso come ai tempi di Marco Aurelio che ognuno si occupasse della sua religione senza ostacolare quella degli altri, per il convivere civile, per la tranquillità del regno.
E che tale tolleranza dal popolo e dal clero di entrambi le due religioni, fosse ben accetta ce lo conferma un periodo di relativa tranquillità nel resto di tutta Italia.
Gli incidenti nell'arco di venticinque anni non sono in certi casi mancati, ma sempre circoscritti in alcuni territori; ovviamente Roma era quello più irrequieto, sia perchè c'era il papato, e sia perché convivevano due fazioni (l'aristocratica e la plebea) che si contrastavano fortemente soprattutto quando avvenivano le elezioni del pontefice. Ognuno voleva l'elezione del suo rappresentante.
I campioni nell'accendere la miccia nelle dispute, anche pretestuose, erano sempre gli ariani (la milizia barbara a Roma era notevole), gli ebrei (per altre ragioni), e i cristiani; quest'ultimi divisi fra l'altro in due correnti di pensiero, quella bizantina e quella cattolica.
E' dunque a Roma che scoppiavano continuamente liti violente, turbative nelle funzioni, incendio di basiliche, sinagoghe o chiese ariane. I tumulti spesso sconfinavano in vere e proprie battaglie cittadine con vittime da entrambi le parti. Lo abbiamo già letto, Teodorico si era sempre destreggiato nell'appianare questi contrasti, meritandosi anche molte lodi di saggio moderatore.
Del resto questi intralci venivano da personaggi ininfluenti, quindi le preoccupazioni erano realative. Era lui ad avere in mano lo stato, l'esercito, l'autorità.
Ma con l'editto, ora era tutto diverso. TEODORICO, ebbe la netta impressione che il mondo gli stava crollando addosso, non sapendo cosa fare, convinto che con l'editto sarebbe venuta meno anche la sua autorità, si rimette a Papa GIOVANNI per un intervento a favore di questa tolleranza che invece lui - questo voleva sottolineare- aveva sempre praticata. Ecco perchè invia proprio dei cristiani per intercedere presso l'imperatore.
Convinse così il Papa, cinque vescovi e quattro senatori a recarsi da GIUSTINO a Costantinopoli.
Abbiamo già letto lo scorso anno, che genere di complicità c'era nell'appoggiare questa nuova politica religiosa improvvisamente sortita da Costantinopoli. Teodorico era andato in collera, mandando al patibolo per tradimento presunto alcuni suoi stimati collaboratori. Che indubbiamente non agivano da soli (Oltre Boezio, quest'anno manda al patibolo anche suo suocero il senatore Simmaco).
In questo terrore seminato dalla collera di Teodorico, molti non si esposero più con i giudizi, si sottomisero al suo volere, soprattutto quelli che non erano dentro nell'ambiente del clero. Che quest'ultimo remasse contro il sovrano ostrogoto non era un mistero. La politica religiosa di Teodorico sulla penisola era sì stata tollerante, ma intanto le sue alleanze con i regni barbari iniziavano a preoccupare non poco. Ed alcuni storici giustificano i cattolici questo mettersi contro il sovrano, perché non dava a loro più nessuna garanzia. Come politicamente non le dava a Bisanzio. L'esercito in Italia era guidato da Teodorico, e lo stesso re ostrogoto aveva fatto di tutto per allearsi con gli eserciti dei regni barbari. Spesso dimenticandosi che era un delegato bizantino.
Teodorico mandò un suo esercito a dar man forte a Mundo un capo predone che dai Balcani seguitava a scendere con i suoi uomini a fare razzie a Bisanzio; il generale di Teodorico mise in fuga l'esercito bizantino che si era deciso ad attaccare il predone. Allo steso modo Teodorico si comportò quando una flotta di Anastasio volle attaccare le coste pugliesi e calabre; Teodorico schierò una sua flotta per contrastarla e metterla in fuga. Un delegato bizantino che si comportava così, con questa arrogante autonomia, e perfino con delle ostilità doveva eccome preoccupare Bisanzio!
La tesi che l'accordo (l'editto dell'espulsione degli ariani) sia stato fatto in complicità tra la chiesa Romana e Giustino viene abbastanza accreditata quando si legge dagli storici la cronaca dell'arrivo dell'ambasciata inviata da Teodorico a Bisanzio.
Papa Giovanni, all'arrivo a Costantinopoli, l'imperatore Giustino con una processione lunga 12 chilometri fuori dalle mura della città lo attese e lo ricevette in grande sfarzosa pompa. Spese quasi 300.000 solidi in elargizioni alla popolazione e per organizzare feste in suo onore, attirandosi la popolarità dei cittadini, dell'aristocrazia, del clero; tutti osannanti.
Il Papa illustrò, non sappiamo se con solerzia o con fastidio, la richiesta ambasciatoria che faceva TEODORICO; che era quella di riaccogliere nell'ambito della chiesa gli ariani che ne erano stati espulsi. Ma GIUSTINO (a parlare è sempre e comunque GIUSTINIANO ) confermò la propria intransigenza nei confronti dell'arianesimo. Alla fine gli ambasciatori lasciarono Costantinopoli senza aver cambiato proprio nulla dell'editto imperiale che quindi rimaneva in vigore in tutto l' impero. Teodorico al ritorno, avvenuto nei primi mesi del prossimo anno, infuriato se la prese con papa Giovanni; lo scaraventò in prigione. L'età, gli strapazzi del viaggio, più la galera gli furono fatali, il 18 maggio il papa moriva.
La tensione religiosa da questo momento si fa ancora più acuta. TEODORICO si scatena; ma non andrà molto lontano, come vedremo.
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