SIGISMONDO PROMULGA LE SUE LEGGI
I BARBARI SI ADEGUANO IN PARTE AL CORPUS LATINO
Le abbiamo già accennate nelle precedenti pagine in cosa consistevano queste leggi, che ora il nuovo re della Borgundia vuole emanare.
La quasi sudditanza ai re Franchi, voluta e caldeggiata dal vescovo Avito, non è estranea a questa promulgazione. Sigismondo se voleva salire sul trono di suo padre Gondebaldo, doveva accettare l'appoggio dei quattro re franchi, e doveva convertirsi al cristianesimo.
Accettare l'appoggio voleva dire uniformarsi anche alle leggi dei Franchi.
Sigismondo acconsentendo, tutta la politica della sua Borgundia e anche quella religiosa, muta e si affianca a quella già in atto nel regno ereditato dai figli di Clodoveo.
In sintesi erano queste leggi un corpus di norme di diritto romano adattate alle popolazioni locali, che come sappiamo erano anche queste di origine mista, gallo-romana; cioè includevano antiche leggi consuetudinarie borgunde quasi tutte orali, e quelle romane già codificate. Entrambe sacrificavano qualcosa, ma permettevano anche una civile convivenza.
Questo corpo di istituzioni infatti, rispondevano alle esigenze locali, ed erano molto simili a quelle già emanate da Clodoveo, che a sua volta le aveva mutuate da quelle emanate in Italia da Teodorico, sempre impegnato a fare accettare al mondo latino alcune arcaiche leggi consuetudinarie dei popoli germanici.
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