lunedì 4 agosto 2014

ANNO 518

MORTE DI ANASTASIO A COSTANTINOPOLI
LA NOMINA DI GIUSTINO, UN VECCHIO GENERALE

Il 1° luglio di quest' anno improvvisamente viene a mancare a Costantinopoli l'imperatore.

Il Senato viene in fretta e furia convocato per trovare un degno successore. La successione sarebbe facile, ma in quanto a stimabilità ci sono solo degli inetti lontani nipoti dell'imperatore non certo degni di avere sul capo la corona di Bisanzio. Preferiscono con molta saggezza indicare e poi nominare un altrettanto uomo saggio: un valido militare, che però ha gia 70 anni.

La scelta è caduta sul generale GIUSTINO. Nessuno si ricorda (o non vuole ricordare) di una volontà di Zenone prima e di Atanasio poi, che avevano espresso molti anni prima, cioè che il successore sarebbe stato TEODORICO; l'uomo che entrambi conoscevano fin da bambino; l'uomo che era stato allevato a Costantinopoli; che era poi diventato giovanissimo re degli Ostrogoti; e in questa veste aveva fatto nascere qualche preoccupazione nella corte bizantina.
Zenone che era riuscito a risalire sul trono nel 475, proprio con l'appoggio di Teodorico, per non averlo gratificato a sufficienza (salvo averlo insignito del titolo di patrizio) con lui aveva avuto dei forti contrasti e anche minacce. Ma poi nel 483, scelse la via della conciliazione, si rappacificò con Teodorico, lo nominò militar magister dell'esercito, e lo adottò perfino come figlio (che nella tradizione romana voleva dire essere indicato come successore dell'imperatore)

Fu un riconoscimento privo di sostanza per il giovanissimo re degli Ostrogoti, che ambizioso com'era desiderava allargare il proprio regno sui Balcani. Nel 488 queste sue richieste, che andavano a togliere territori all'impero, crearono un grosso problema a Zenone, soprattutto quando queste richieste furono minacciose. Teodorico occupando la Tracia si era avvicinato un po' troppo a Costantinopoli.
Zenone prevedendo il peggio, fu piuttosto abile nel convincerlo e poi accordarsi di fare una spedizione in Occidente per togliere all'Italia Odoacre. Una ingrato intervento, visto che era stato proprio Odoacre a rimettere le insegne di Roma a Costantinopoli, proprio mentre Zenone era salito sul trono d'Oriente. Per merito di Odoacre, Zenone si trovò così scodellato anche l'impero d'occidente senza aver mosso un dito.
Compito ingrato, ma Zenone non vedeva l'ora di allontanare da sé quell'uomo altrettanto ingrato che prima o dopo lo avrebbe avuto con i suoi ostrogoti sotto le mura delle capitale.

Teodorico aveva accettato, ed era convinto che una volta in Italia, spodestato Odoacre, avrebbe indossato lui la porpora. Ma la sua campagna in Italia - che abbiamo riportato dal 489 in poi- fu lunga, e piuttosto anche incerta, ma poi con l'assassinio a freddo di Odoacre nel 493 riuscì a prevalere insediandosi a Ravenna. Nel frattempo nel corso della lunghissima campagna -nel 491- era morto Zenone. A Costantinopoli per la successione nemmeno presero in considerazione in "figlio adottivo" Teodorico (anche perchè non aveva combinato in Italia ancora nulla) e nominarono dunque Atanasio. Che non andò di certo a rinnovare l'adozione di Teodorico in Italia già da tre anni e contro Odoacre ancora in una situazione piuttosto critica.

Poi, nonostante la vittoria (con l'assassinio, alquanto poco militare come vittoria) il riconoscimento della porpora a Teodorico, da Bizanzio tardava a venire. Sollecitò pure, ma come risposta, dal nuovo imperatore (piuttosto ostile a una ufficiale nomina), ebbe le insegne regali, anche la porpora, ma non una nomina formale.
Pur assolvendo bene il suo lavoro in Italia e oltre i confini, Teodorico non era certo soddisfatto del trattamento. Una insoddisfazione che divenne anche palese quando iniziò a fare alleanze parentali con quasi tutti i regni barbari (da Atanasio in una occasione perfino bocciata)
Alleanze piuttosto ambigue, come abbiamo visto negli scorsi anni; perfino inquietanti, che non sfuggirono nè ai barbari, nè ad Anastasio, e neppure alla corte e nell'ambiente militare di Costantinopoli.

Venuto quest'anno a mancare Anastasio, pur esistendo quell'antica adozione di Zenone, Teodorico alla successione, nessuno dei saggi del Senato (ritornato ad essere molto influente) volle ratificarlo perchè avevano visto negli ultimi tempi non molti buoni reciproci rapporti, né personalmente con Anastasio né con la politica dell'impero stesso.

Scelsero così il comandante delle guardie imperiali GIUSTINO, un uomo di lunga militanza, energico e capace. Questo generale era l'ideale uomo della transizione, data l'età avanzata non doveva rappresentare un problema di lunga durata, nel frattempo avrebbero esaminato bene il da farsi.
Mai più pensavano che questo vecchio signore che non era neppure capace di fare la sua firma, sarebbe diventato un capostipite di una dinastia che avrebbe compreso dal nipote in avanti personaggi che guidarono i destini dell'impero romano d'oriente.

Giustino era un figlio di contadini di un villaggio di Skoplje (bassa Jugoslavia ) ma di razza latina e non slava. Appena raggiunta l'età giovanile, come un avventuriero era sceso da quelle montagne in cerca di fortuna a Costantinopoli. Non trovando nulla di meglio era entrato nell'esercito; prima come semplice soldato, poi graduato, fino ad arrivare con i successivi scatti dopo 50 anni di servizio a diventare generale, il comandante della guardia imperiale, e con tutta quella esperienza che aveva il compito lo assolse bene. Così bene che in questo frangente ai Senatori venne proprio utile.

Da vecchio contadino e conoscendo il mestiere di militare (chissà quante ne aveva sentite dentro e fuori dalle mura) non si fidava nè di quelli del Palazzo, nè dei suoi stessi colleghi, pronti ad appoggiare ora l'uno ora l'altro per venalità o per ragioni di quisquilie religiose che a lui proprio non dicevano nulla, non le aveva mai capite le dispute monofisite o ortodosse, erano cose da preti non da militari.
Non aveva una cultura, ma aveva solo il fiuto di un uomo che ne aveva viste tante, e certamente aveva la furbizia e l'intelligenza visto che era arrivato così in alto in una mansione così delicata come quella della guardia imperiale.

Quindi poco pratico di diplomazia, di politica, di teologia, di amministrazione civile, aveva capito che, pur essendo onorato della scelta, quel posto lo avrebbe soffocato subito se non aveva a fianco un aiuto, un consigliere, un assistente, un collaboratore giovane. Ma di chi fidarsi?
A Skoplje, quando era partito, aveva lasciato una sorella, che aveva un figlio, gli aveva dato perfino il suo nome...

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