MUORE PAPA GIOVANNI
LA SINGOLARE FINE DI TEODORICO
AMALASUNTA EREDITA IL TRONO
GIUSTINIANO E LA BALLERINA TEODORA
Rientrato da Costantinopoli a Ravenna, dopo aver fatto l'ambasceria di Teodorico, e non avendo portato con se' un nuovo editto dai contenuti desiderati dal re ostrogoto, soprattutto sul punto chiave (la non espulsione degli Ariani), Papa Giovanni fece infuriare Teodorico.
Se la prese con lui sbattendolo in prigione. Anziano, stanco e malaticcio il papa ci rimase pochi giorni, il 18 maggio usciva dalla galera, ma ne usciva cadavere.
Teodorico coglie subito l'occasione per far eleggere un papa di suo gradimento. Il 12 LUGLIO sale sul soglio FELICE IV, di origine sannita.
Poi si scatena, furente del fallimento.
Teodorico ha ormai 72 anni, ma vuole dare il colpo di coda. Osa contrapporsi all'editto di Giustino.
Prepara un editto e in questo è lui a mettere al bando tutti i cattolici; l'ordine è quello di cacciare da tutte le loro chiese i cattolici.
L'ordine porta una data: il 7 SETTEMBRE. E' il giorno che lui e il suo ministro tale esecuzione del bando doveva venire applicato.
Ma anche il destino ha fissato una data per la sua morte. Ed è la stessa il 7 SETTEMBRE.
Le sorti dell' Impero Romano e dell' Impero d' Oriente, subiscono un'altra volta una deviazione per un attacco di dissenteria a un suo protagonista, cosi come tanti altri, da Alessandro Magno in poi.
Una morte singolare, e la dominazione Ostrogota viene scossa dalle fondamenta.
I suoi fedeli cercano un successore. Tra i tanti parenti, resta solo la figlia Amalasunta, che ha un figlio avuto dal Visigoto di Spagna Eutarico, ATALARICO che sembra Teodorico prima di morire abbia indicato come suo successore.
Ma è ancora piccolo, e la reggente è la madre. Una gota di sangue ma di cultura ormai latina; è nata, cresciuta, educata, in un ambiente romano e sa cosa rappresenta Roma. Vorrebbe fare come il padre quando espresse la sua parte migliore.
Purtroppo deve fare i conti con i veri goti. Gli uomini di Teodorico in tutti questi anni si erano sottomessi al loro re, e come lui aveva insegnato, li aveva abituati a coesistere col mondo romano. Lo abbiamo letto più di una volta, Teodorico era un barbaro, ma aveva conservato le tradizioni romane; e nel mettere mano alle leggi, pur adeguandole alla sua gente, si era sempre avvalso di valenti magistrati del diritto romano; aveva portato rispetto alle istituzioni, e al Senato. Favorì perfino le passioni dei romani, come i giochi, gli spettacoli, le pantomine. Ma la cosa più sorprendente della sua personalità, singolare in un barbaro, fu quella di essere anche un uomo di buon gusto, amante dei monumenti, delle architetture degli edifici pubblici, e promosse anche molti restauri di quelli esistenti.
Gli storici Cassiodoro e l'Anonimo (lasciamo perdere Ennodio che usa troppa enfasi "Ringiovanì Roma e l'Italia, orrende nella loro vetustà"), ci elencano un numero incredibile di opere, erette a Roma, Verona, oltre a Ravenna. Era Teodorico stesso a ricercare con competenza marmi, marmisti, mosaicisti e architetti che hanno dato origine alle opere pregevoli che sono giunte fino a noi.
I suoi goti invece erano e rimasero barbari, e con la forza avrebbero voluto farsi valere di più. E fin quando Teodorico era vissuto li tenne a bada, ma ora salita una donna al trono, ritennero che era giunto il loro momento. Per prima cosa gli portarono via il bambino, che in seguito poi mori. La donna in difficoltà, anche perchè sollecitata a farlo, sperando di associare al trono un uomo fidato, scelse il male minore, quello di sposare il cugino TEODATO.
Che fidato non era, ma piuttosto perverso. Infatti si sbarazzò presto della donna relegandola su un isola del lago di Bolsena.
Amalasunta, eludendo la sorveglianza, riuscì a chiedere aiuto proprio a Giustiniano. Teodato avutone notizia la fece strangolare.
Ma a Giustiniano quell'invocazione gli arrivò comunque.
(ne riparliamo il prossimo anno)
GIUSTINIANO E LA BALLERINA
GIUSTINIANO compie quest'anno 42 anni. Abbiamo già letto nelle pagine precedenti che è un bell'uomo, almeno così è stato descritto e così ci appare in un ritratto ufficiale conservato nel mosaico di San Vitale a Ravenna; ma anche nel Dittico Barberini in avorio, che si trova oggi al Louvre.
Di carattere cordiale, non avvezzo alla mondanità di corte, oltre che avere la passione per il lavoro, aveva anche la passione di vivere una vita libera, consona alle sue origini contadine. Quindi non esitava a unirsi con amici quando voleva trascorrere allegre serate in compagnia, nè tralasciava di frequentare locali animati, pieni di vita godereccia. E fra questi locali non mancavano quelli dove si faceva musica, si ballava, dove c'erano ballerine; locali famosi con belle ballerine.
Giustiniano nel frequentarne uno, iniziò ad avere un debole per una ballerina che era fuori dal comune, avvenente, giovane, ammaliante da fare impazzire più di un uomo.
In breve divenne la sua stregata amante di cui non ne poteva fare più a meno.
La ballerina era TEODORA, figlia di un allevatore di orsi da circo, 18 enne. Tutte le sere si esibiva in un locale dell'ippodromo, affascinando ma anche scandalizzando la capitale, perché si esibiva in vestiti succinti, ballava e si adoperava in pantomime con scene audaci da far impazzire tutti i presenti.
La moltitudine dei suoi amanti, si sussurrava in giro, era enorme, ma una seccante avventura dicono i biografi maligni la fece sparire per qualche tempo da Costantinopoli (forse perché rimase incinta).
Ritornata dall'Egitto dopo un anno, più matura e più saggia, quando riapparve all'uomo che non l'aveva dimenticata, riuscì nuovamente a riconquistarlo. E quell'uomo era GIUSTINIANO che ben presto si trovò disperatamente innamorato di questa donna.
Giustiniano pur avendo (anche se sapeva controllarlo) un temperamento violento, e quel carattere decisamente autocratico (che poi esercitò), nei rapporti con Teodora si trasformò in un suo umile servo, non rifiutandogli nulla, colmandolo di ricchezze, facendosi distruggere dal suo odio-amore.
Il suo era un amore passionale possessivo, mentre l'altro era l'amore affettivo di una donna calcolatrice.
Ma lui non ne poteva fare a meno, e quest'anno, geloso e possessivo com'era, aveva deciso di averla tutta per sé, cioè di sposarla.
Ma c'erano le leggi costantine e ancora più severe quelle teodosiane, che non permettevano a uno di rango imperiale (ma anche a nessun cattolico) di unirsi in matrimonio con una attrice, fra l'altro dal comportamento non proprio irreprensibile.
Ma le leggi non le fanno gli uomini? E non c'era il vecchio zio GIUSTINO imperatore? E Giustino le faceva lui le leggi? Ma nemmeno per sogno! Fin da quando era arrivato il nipote non è stato altro che un suo subordinato; le leggi che il nipote gli prepara, Giustino prende il "nomografo" che gli hanno preparato in una sottile tavoletta e "firma" il suo nome seguendo la scanalatura.
Ma restiamo nelle apparenze formali. Giustino per compiacere il nipote prese le leggi in mano, ne abrogò la parte in questione che proibiva legami di senatori e alti funzionari con attrici e saltimbanchi, e permise al carissimo nipote ufficialmente di sposare la sua amante.
Quando il prossimo anno - dopo la morte dello zio- Giustiniano verrà incoronato imperatore, la stessa TEODORA fu incoronata Augusta imperatrice. Un fatto questo che ebbe parte determinante nell'indirizzare o nell'opporsi al corso degli eventi (politici e religiosi) di tutto l' impero.
Occorrerebbero molte pagine per illustrare la biografia di questa singolare donna che influenzò Giustiniano e l'impero per i restanti 22 anni di regno, tante sono i suoi interventi sulla politica, sulla religione, sulla cultura, sulla ricostruzione delle città, sui monumenti che ci sono giunti fino a noi.
Molti di questi anche a Ravenna, Milano, Roma e ovviamente a Costantinopoli i più grandiosi.
Teodora voleva passare ad ogni costo ai posteri, e i posteri la ricordano con i grandi monumenti, le basiliche (S. Sofia ), gli edifici pubblici, le terme e... anche dentro le leggi Giustiniane. Perché in quelle del divorzio, sulla prostituzione, sull'adulterio, Teodora non mancò di dare il suo contributo di "esperta". Conosceva l'ambiente, le debolezze umane, e i paradisi o gli inferni di una donna.
GIUSTINIANO parlando di ogni cosa del suo governò iniziava sempre "Io Giustiniano con la onoratissima moglie che Dio mi ha dato", oppure nel propugnare una legge, nell'esporla premetteva "il suo dolcissimo incantesimo mi ha suggerito...."
I suoi contemporanei sono d'accordo nell'affermare che essa non si faceva scrupolo di servirsi del suo influsso illimitato e che la sua autorità era pari a quella del marito, se non più grande.
Anche perchè i suoi biografi, anche quelli che gli hanno tessuto le lodi, non mancano di sottolineare che Giustiniano oltre che le qualità positive, aveva una volontà debole, una vanità infantile, un'indole gelosa (non solo riferita a quella amorosa), e un attivismo confusionale. Era inflessibile ma anche spesso vacillante. E mutamenti repentini di umore, dalle passioni più avventate, a quelle depressive.
La fama di Belisario ad esempio lo rose d'invidia per tutta la vita.
Mentre questa donna ambiziosa, ma molto intelligente, costante nella sua forza, possedeva molte eccellenti qualità che giustificavano il grande potere da lei esercitato fin dal primo istante quando a 18 anni lo conobbe e lo rese schiavo. Era dotata di un coraggio incrollabile, come dimostrò nella difficile occasione dell'insurrezione di Nika (mentre il marito impaurito fuggiva), di una grande energia, di una risolutezza maschia, di una mente decisa e limpida e di una forte volontà di cui spesso si serviva per dominare l'indeciso GIUSTINIANO (che nel suo attivismo confusionale non aspettava altro per togliersi d'impaccio)
A queste doti Teodora univa senza dubbio difetti e perfino vizi, essendo dispotica e dura, amante del denaro e del potere. Per conservare il trono su cui era salita, sarebbe ricorsa all'inganno, alla violenza e alla crudeltà, implacabile com'era nelle sue antipatie. Appassionata nei suoi amori come nei suoi odi, favoriva i propri protetti, ma stroncava gli altri senza scrupolo.
Scaltra e ambiziosa, voleva avere sempre lei l'ultima parola, e in genere si dice che ci riusciva. Mise mano a ogni questione politica e religiosa; in diplomazia GIUSTINIANO non decideva mai nulla senza il suo parere. Essa faceva e disfaceva a proprio piacimento Papi e Patriarchi, ministri e generali, e non temeva neppure suo marito, qualora lei non era d'accordo (come a Nika).
Nelle questioni femminili, lo abbiamo detto, intervenne di persona a mettere nelle riforme dei "Codici Giustiniani" le questioni che interessavano le donne, quindi misure sul divorzio, l'adulterio, la santità del vincolo matrimoniale; e quelle intese ad assistere le attrici (!) e le prostitute. Dotata per natura di istinto politico comprese perfettamente l'importanza che andava assumendo la "questione religiosa". Giustiniano se ne interessava studiando i problemi teologici, e gli piaceva parlare ai sinodi e ai concili dove interveniva di persona per pontificare con un estremo piacere le sue astratte teorie sulla unità delle due "nature" del Cristo, mentre invece TEODORA sapeva scorgervi in quei disaccordi gli aspetti essenziali dei problemi politici.
Seguace del monofisismo Teodora non riuscì a farlo trionfare. Ma non è tutto merito di Giustiniano se le cose andarono diversamente. Nel 533 al concilio di Calcedonia, Giustiniano fece condannare i Tre Capitoli, cercando di accontentare i monofisiti: in realtà la sua azione non portò ai risultati sperati perché creò uno scontento generale che aumentò la tensione preesistente.
Insomma per chiudere questa breve biografia, che occuperebbe cento pagine, e sarebbero ancora riduttive, basterà dire che se GIUSTINO ebbe bisogno di suo nipote per governare.
GIUSTINIANO ebbe bisogno di sua moglie TEODORA per fare altrettanto. E non sapremo mai se fu lui grande o se fu la moglie ad essere tale, o a ispirare o a sostituirsi a lui perché lo diventasse.
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