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lunedì 4 agosto 2014

L’Araldica Medievale.



Le Origini.



L'Araldica è l'arte o la scienza dei blasoni: è una scienza in quanto studia le origini, la conformazione degli stemmi e il modo in cui descriverli ed è una un’arte poiché delle insegne ne disciplina uso, forma, figure ed ornamenti. Ma l'araldica è forse meglio descritta come un sistema per identificare gli individui attraverso le insegne ereditarie, questo sistema è originario dell'Europa Occidentale durante il medio Evo. Da fonti archeologiche sappiamo che le insegne sono state usate sugli scudi dai guerrieri per identificarli in battaglia dal Periodo Classico, almeno dall'800 a.c. i Frigi usavano disegni floreali stilizzati sui loro scudi.
Solo nel periodo carolingio però lo stemma assume il suo significato di identificazione individuale, e poi familiare, con la nascita della cavalleria e si è diffuso in tutta l’Europa. L’affermazione dell’Araldica avvenne durante le crociate, in quanto i capitani degli eserciti cristiani della prima crociata (1096-1099), approdati in Asia Minore attraverso il Bosforo, si resero conto che non era possibile mantenere la sola distinzione della croce per tutto l’esercito. Si rendeva necessario quantomeno distinguere i corpi d’armata per nazionalità. Così i vari eserciti assunsero una croce diversamente colorata: quello italiana azzurra, quella tedesca nero e oro, quello francese rossa e poi bianca, quello inglese bianca e poi rossa, i fiamminghi e i sassoni verde. Tuttavia l'araldica deve con ogni probabilità la propria origine allo sviluppo dell'armatura durante il Medioevo. Una semplice croce colorata permetteva infatti di distinguere la nazionalità del singolo cavaliere: ma nella battaglia era anche necessario riconoscere i cavalieri che si distinguevano per coraggio: o quelli che al contrario che evitavano il combattimento per viltà o quelli che venivano catturati, feriti o uccisi nella mischia. Fino a quando furono usati gli elmi a bacinetto, che lasciavano scoperto il viso, era possibile riconoscere il cavaliere, ma quando cominciarono ad essere usati gli elmi a becco di passero, a celata, a cancello, non vi fu modo di individuare il combattente. Si pensò allora di porre un segno distintivo per ciascun cavaliere: un simbolo che fosse adottato esclusivamente da un guerriero, il quale da quel momento sarebbe stato identificato a mezzo delle insegne che portava sul suo scudo, sull’elmo, sulla sopravveste o sulla gualdrappa del proprio cavallo. Per far ciò si rispolverarono gli elementi che caratterizzavano le famiglie: cioè quei simboli che ancora non costituivano uno stemma e che soltanto allora furono legati indissolubilmente al cavaliere: un binomio che diede origine all’araldica la quale divenne a porre ordine in un complesso e variopinto universo simbolico.







Lo Sviluppo dell’Araldica.



Non tutti i cavalieri disponevano però di insegne di famiglia: il novello cavaliere senza stemma avito aveva lo scudo di un solo colore, il cosiddetto "scudo o tavola di aspettazione", e attendeva di caricarlo con gli elementi che si ritenevano via via più pertinenti ed opportuni. Alcuni "cadetti" delle grandi famiglie portavano lo scudo con le insegne familiari coperto da un velo: potevano scoprirlo solo dopo un’azione valorosa. Il cavaliere vittorioso in battaglia aveva il diritto di fregiarsi delle insegne catturate al nemico vinto, ponendole sul proprio scudo. Era sufficiente un’azione vittoriosa per aver titolo a prendere i segni della vittoria. Già nel 1275 Raimondo Lullo, nel "Libro dell'Ordine della Cavalleria", afferma che il "blasone che sta sullo scudo, sulla sella e sulla cotta del Cavaliere è il segno di riconoscimento delle ardite azioni che ha condotto e del colpi che ha menato in battaglia". Ad esempio conquistando le mura di un castello si poteva inserire nello scudo la figura della torre o della cinta merlata, oppure l’immagine della scala che era servita a salire sugli spalti per espugnare la fortezza: chi poteva vantare la propria partecipazione alle Crociate, oppure avi che vi avevano partecipato, spesso ornava il proprio scudo con la croce o con teste di moro. Lo stesso fecero in seguito i nobili ungheresi che, difensori della cristianità contro gli ottomani, spesso fregiarono i propri stemmi di turchi con la testa infilzata su spade, sbranati da leoni e così via, dando vita ad una araldica piuttosto sanguinaria, ma pittoricamente efficace. Come le imprese militari, anche quelle amorose costituirono presto elementi di distinzione: i cuori spesso facevano bella mostra sullo scudo del cavaliere innamorato, cosi come le rose (o altri fiori), le colombe, le fiamme, la fornace, le frecce: tutti simboli dell' amore ardente. Spesso il colore del velo o del fazzoletto di una damigella che, da spettatrice, partecipava ad un torneo, ad una giostra, andava a connotare lo scudo di qualche cavaliere ancora alla ricerca del distintivo araldico definitivo. Ben presto, però, le figure in uso, sebbene assai numerose, non furono più sufficienti ad esprimere il moltiplicarsi del cavalieri. Si dovettero perciò creare nuove forme di distinzione. La croce assunse allora le forme più svariate e le colorazioni più disparate e nel blasone cominciarono ad entrare nuove figure quali draghi unicorni, sirene, grifoni, animali fantastici e mostruosi che verranno successivamente definiti chimerici. Con il trascorrere del tempo altre figure si aggiunsero a quelle in uso e si cominciò a far ricorso alle partizioni che raccoglievano nello scudo più elementi: dalla Spagna venne poi l’uso di “inquartare” gli scudi, creando insegne sempre più complesse. Alcuni assunsero emblemi corrispondenti al nome (stemmi parlanti), altri nomi corrispondenti all'emblema: in effetti l'uso della stemma è grossomodo contemporaneo (e in alcuni casi precedente) a quello del cognome.




Lo stemma era pertanto sia carta di identità sia memoria storica delle imprese da lui compiute: una sorta di biglietto da visita. Possiamo quindi distinguere due periodi: una prima fase in cui si registra la trasformazione di motivi decorati dipinti su scudi in emblemi personali (1100-1140) e una seconda che vede la trasformazione di questi ultimi in emblemi ereditari soggetti a regole precise (1140-1180). Dal 1230 circa tutte le comunità civili, ecclesiastiche e militari nonché tutte le altre categorie sociali (le donne in particolare), cominciarono ad usare i simboli araldici negli emblemi. Nelle città lo stemma veniva utilizzato per indicare il possessore di un immobile. Infatti non é raro trovare case: torri palazzi che recano agli angoli uno stemma: in modo da definire con precisione i confini della proprietà, stretta com’era fra altri (e altrui!) edifici. Solo dalla seconda meta del 300 gli stemmi furono raffigurati anche sulle facciate e sui portali. L'araldica inoltre identificava anche le province dell’impero, le città del periodo comunale, gli ecclesiastici (dal papa al semplice sacerdote), le confraternite e gli ordini cavallereschi, le signorie, le associazioni di lavoro come le arti e le gilde. Gli stemmi cittadini riprendevano con una certa frequenza quelli dei rispettivi signori (ad esempio Basilea, in Svizzera, porta ancora sub stemma il Pastorale del Vescovo suo antico signore), mentre quelli delle corporazioni riprendevano spesso strumenti o animali attinenti al mestiere dei loro rappresentati. Regole fisse e particolari si consolidarono ad opera degli araldi a partire dal XIV secolo. In questo secolo si cominciò ad indossare sopra l’armatura a maglie un abito di stoffa con le insegne familiari: da questa abitudine deriva la “coat of arms", ii termine anglosassone per blasone, insegna, stemma. Solo dal 1390 in Inghilterra il diritto di portare un certo stemma divenne ereditario. Dal 1400 per essere ammessi a partecipare ad un torneo era necessario portare uno stemma e a causa dell’importanza sociale di questi eventi un’insegna diventò ben presto indice di nobiltà. Tuttavia la maggior parte degli stemmi venivano semplicemente adottati senza essere concessi da una alcuna autorità. Edoardo IV, nel 1483, regolamentò l'iniziale libertà di scelta e uso delle insegne facendo carico di questo il College of Heralds di Londra e nel 1488 suo fratello Riccardo affidò a questo istituto le ricerche genealogiche e il compito di confermare titoli onorifici nonché di approvare e registrare gli stemmi.






Gli Araldi sono esistiti probabilmente dal 1132, ma i loro compiti all'inizio consistettero solitamente nell'esaltare le imprese dei cavalieri nei tornei. Essi diventarono subito responsabili nel proclamare e organizzare questi tornei, così popolari nel 12° sec., e conseguentemente divennero esperti di Araldica il cui lavoro era di identificare i contendenti dalle insegne dipinte sui loro scudi e vessilli. Nacque così la Blasonatura, ossia l'azione di descrivere e perfino decifrare i blasoni. Questa lettura è eseguita secondo un ordine molto rigoroso, per cui in linea di principio ad ogni blasone dato corrisponde uno ed un solo testo. In questo periodo questi Araldi erano simili a Menestrelli, che vagabondavano da paese a paese alla ricerca dei tornei, venendo a conoscenza di ogni personaggio di una certa importanza attraverso l'Europa. Dalla conoscenza dei grandi uomini del loro tempo deriva la loro utilità nei comandi militari, e i manoscritti medievali menzionano araldi presenti alle Battaglie di Drincourt (1173) e Las Navas di Tolosa (1212), sebbene non si faccia cenno agli Araldi nel servizio reale fino alla fine del 13° secolo. Visto il valore di uomini che potevano identificare i contingenti di eserciti opposti dagli scudi e i vessilli, spinse quasi ogni cavaliere ad assumere un araldo, non importava quanto piccola fosse la forza che egli comandava. Il compito di questi Araldi era di stare costantemente vicino al loro signore (nelle campagne alloggiavano nella tenda del signore) per essere a portata di mano per rispondere agli domanda inerente l'identità di un cavaliere, e dall'inizio del 14° secolo ciò provocò la loro elevazione da menestrelli vagabondi ad ufficiali scelti e confidenti delle case nobili; dalla metà del secolo gli Araldi in Francia ed Inghilterra avevano acquisito uno status stabile. Comunque, in Germania gli Araldi furono lenti ad acquisire un riconoscimento ufficiale almeno fino al 1338 senza una chiara divisione tra menestrelli e Araldi. Dalla metà del 14° secolo gli Araldi erano continuamente impiegati da re e principi di Europa, entrambi in pace e tempo di guerra. Infatti il loro doppio ruolo di Araldi e inviati con immunità diplomatica stava diventando incompatibile dalla fine del secolo. Per rimarcare il loro ufficio gli araldi indossavano una livrea con i simboli del signore che servivano. Più tardi essi diventarono anche responsabili nell'organizzare i matrimoni e funerali della nobiltà, così come altre cerimonie e cortei. Tuttavia a dispetto del loro status e indubbia importanza in tutte le questioni collegate all'araldica, fino alla fine del 14° secolo gli araldi inglesi non ebbero controllo sul disegno dei blasoni, essendo solamente responsabili della loro registrazione e riconoscimento.




Quando nel 1500 cominciarono a scomparire sia i tornei sia gli elmi chiusi, gli usi sportivi e militari degli stemmi divennero meno importanti e l’araldica divenne quasi un’arte decorativa: le insegne furono incise su portoni, ricamati su tappezzerie, istoriate in vetrate e incise su argento. Quando ciò accadde, da circa il 1550, l'era della vera Araldica era terminata e successivamente questa scienza andò in declino: i sigilli non erano più così importanti a causa della diffusione dell'alfabetismo, e l'identificazione veniva ora realizzata dall'uso delle bandiere, e nelle giostre dall'uso degli stemmi. I Blasoni vennero all'inizio usati solo dai re e principi, poi dai grandi nobili. Dalla metà del 13° secolo vennero invece usati ampiamente dai nobili minori e cavalieri e in alcuni paesi si diffusero tra mercanti e cittadini, e perfino tra i contadini. Chiunque decidesse di avere un blasone semplicemente ne inventava uno, sebbene spesso fosse basato sui simboli del signore feudatario. Dal primo quarto del 14° secolo avvennero due sviluppi: il primo fu che ogni uomo poteva adottare un blasone e il secondo che potevano portarli solamente i nobili per loro esclusivo diritto. Nacquero così delle dispute provocate dalla duplicazione dei simboli in cui gli Araldi non furono coinvolti , ma dal 14° secolo i 'Kings of Heralds' stavano raccogliendo in una raccolta tutti i blasoni esistenti nelle loro province, rilevando la presenza di duplicazione su cui veniva richiesta una sistemazione. Le dispute sul diritto di portare un dato blasone portò alla necessità di creare un'autorità in grado di regolamentarne l'assegnazione. Molti araldi collezionarono un gran numero di stemmi, creando cosi le prime raccolte di insegne o armoriali. In Inghilterra fra il 1580 e il 1686 gli Araldi del College of Heralds istituirono delle visite in tutto il Paese con lo scopo di raccogliere, osservare, dichiarare e registrare tutti gli stemmi che venivano portati.



Si noti the il termine Heraldry (Araldica) non viene usato se non a partire dal XVIII secolo tranne per due eccezioni: Guillim (cit.: 1611) e MacKenzie (cit., 1662) che usa un termine simile: Herauldry. Fino al XV secolo: l’uso di "timbrare" lo scudo, ovvero di apporre elmi, cimieri, svolazzi, lambrecchini...: era dovuto soltanto a questioni estetiche. Poiché per il fatto di avere un insegna non discendeva dall’appartenenza ad uno stato sociale (quello dei cavalieri, o all' aver compiuto atti di particolare valore militate: i nobili spesso ridotti in povertà cercarono di diversificare le proprie armi utilizzando proprio le timbrature come elemento qualificatore del proprio stato. Fu cosi che nella Francia del 1535: un mandamento di Francesco I stabili che soltanto i nobili potevano timbrare ii proprio scudo. Questa Legge sebbene più volte confermata nel corso degli anni fu poco seguita: in effetti fino al XVIII secolo l’uso di una timbratura non sembra essere affatto sinonimo di nobiltà. L'editto del novembre 1696 di Luigi XIV di Francia: stabiliva che entro due mesi tutti i nobili, gli ecclesiastici, le amministrazioni, corporazioni, istituzioni, gli ordini religiosi, i borghesi ecc. dovevano registrare le proprie insegne. I trasgressori sarebbero stati puniti con un’ammenda di 300 lire. Poiché a questa registrazione erano tenuti anche tutti coloro che per merito personale avevano un titolo d'onore o di distinzione, tutti coloro che possedevano (o usavano) uno stemma andarono a farlo registrare presso uffici addetti a questo scopo. Il risultato di questo censimento paragonabile per importanza alle visite degli araldi inglesi che abbiamo visto precedentemente organizzazione dell’Armorial general. Chi in seguito avrebbe voluto acquisire un'insegna, avrebbe dovuto pagare un’imposta di registrazione fissato a circa 20 lire. Chi desiderava apporre modifiche successivamente dovesse pagare la stessa somma. Malgrado la minaccia di ammende, le registrazioni non furono affatto numerose e quelle effettuate furono dovute, soprattutto ai nobili e ai religiosi. II 3 dicembre 1697 il Consiglio di Francia obbligò tutti gli "abili a portare un'insegna" e a registrarla entro 8 giorni, altrimenti sarebbe stata loro concessa d'ufficio (in base al mestiere, al nome, alla categoria sociale), dietro il pagamento della stessa tassa. Fu cosi che anche chi non avrebbe mai pensato di portare uno stemma, fu costretto ad adottarne uno. In questa occasione videro la luce blasoni particolarmente divertenti, che persino gli involontari proprietari si vergognavano ad usare, ad esempio un farmacista bretone si vide assegnare uno scudo con sfondo azzurro e come simboli una siringa d'argento accompagnata da tre pitali.