martedì 24 giugno 2014

ANNO 500

TEODORICO A ROMA
L' ITALIA VERSO UNA CIVILTA' CONTADINA






Teodorico per la prima volta scende a Roma, accolto dalla popolazione con grande tripudio.
Sensibile alle richieste dei romani che temono scorrerie di altri barbari, Teodorico fa ripristinare le mura della città, ristrutturare alcuni palazzi dei Cesari che stavano andando in rovina, e promuove altri importanti lavori urbanistici.
E' però costretto anche ad intervenire sulla questione dell'elezione del papa. La disputa che stava provocando da tempo dei disordini era appunto quella dell'elezione di papa Simmaco contrapposta a quella di papa Lorenzo (antipapa). Il primo viene accusato da una fazione di alcuni delitti, che hanno già impegnato alcuni vescovi in un concilio nel 499. (e vi saranno nuovamente impegnati in altre tre convocazioni nel 501, 502, 504 per mettere fine ai contrasti).
Teodorico aveva confermato con la sua autorità Simmaco, ma finita la visita, appena uscito dalla città i disordini erano subito ricominciati tra le due fazioni.

Ma a parte queste dispute che sono essenzialmente condotte da patrizi interessati alle prebende e ai tanti benefici che dall'elezione del loro beniamino ricevono, la questione interessava relativamente la popolazione, che si sta avviando verso un degrado totale. Molte attività sono cessate, i commerci quasi inesistenti, la città patisce di queste carenze economiche e produttive, con la conseguenza di far emigrare ricchi e poveri all'interno, verso le campagne, dove oltre a essere meno esposti ai saccheggi, quel poco che dava la terra era sufficiente almeno per campare.

Infatti con la temporanea assenza di una autorità statale centrale e di un traffico commerciale ormai quasi scomparso, si accresce la tendenza all'indipendenza economica delle grandi proprietà fondiarie e si allarga sempre di più una economia autarchica di carattere sempre più agrario localizzato in centri piccolissimi che non hanno nessun rapporto non solo con la grande città ma anche con altri centri molto vicini.
Per queste ragioni la moneta circolante diventa sempre più rara, sostituita da una economia del baratto.

Come si è detto con la fine della societa' romana e la sovrapposizione a questa delle strutture giuridico-sociali della società dei barbari, soprattutto quella germanica, inizia un periodo che porterà presto a una disgregazione sociale completa, anche perchè è incapace a reagire e di compattarsi.
Passeranno pochi decenni, poi con le grandi invasioni persino la moneta scomparirà dalla circolazione per oltre trecento anni.

Non ci sono più centri con grandi nuclei di popolazione, perchè ormai da anni molte strutture e infrastrutture comprese quelle stradali hanno subito erosioni, i fiumi da anni non sono piu' vigilati nè si sono fatte opere di manutenzione; cosicchè i corsi d'acqua invadono terreni urbani rompendo ponti e precari argini; altrettanto gli acquedotti, che da tempo non più riparati cessano l'erogazione di acqua potabile in interi quartieri.
Gli insediamenti si spostano ora nelle colline, nelle valli, sui crinali; la pianura è diventata pericolosa sia per le piene dei torrenti che per le apocalittiche alluvioni dei grandi fiumi, che distruggono raccolti e armenti, ma soprattutto per gli attacchi di plebaglia randagia, di banditi, ma anche di signorotti che vorrebbero con colpi di mano impadronirsi di alcuni territori confinanti abbandonati o lasciati allo sfascio da altrettanti signorotti o nobili decaduti.

Ci si organizza in un modo completamente diverso nelle difese, si fanno centinaia di castelli (col sistema dei castri bellici romani) con mura perimetrali dove i coloni, dopo i lavori dei campi, all'interno dormono e si riparano dalle scorrerie di bande affamate, che sono peggiori dei barbari.

Le poche attività che si svolgono non danno piu' a nessuno la possibilità di emergere, si nasce coloni e se si fanno figli non hanno altra scelta che fare i coloni: per diritto del proprietario terriero, del militare padrone che ha ricevuto un appezzamento per i suoi servigi resi, o di un prelato cui è stato affidato il territorio. Leggi di comodo comminano la confisca dei beni a qualche ribelle, o per aver fatto qualche congiura, qualche imprudenza, o dimostrato insofferenza ad adattarsi a queste nuove regole delle nuove pagus, che non sono nè fattorie nè tanto meno sono villaggi.
INSOMMA NON VI E' PIU' UNA VIA D' USCITA

Sparisce anche ogni tipo di insegnamento; per questo c'è ora solo la famiglia. A parte la plebe, anche dentro la popolazione artigiana e dei commerci, che si era sempre evoluta con i rudimenti delle lettere e dei numeri, dopo una sola generazione -non esercitandosi ne usando queste doti- gia' vediamo l'analfabetismo salire a vette altissime. Nemmeno parlarne fra le classi più umili. Gli stessi padroni, nell'analfabetismo registrano percentuale altissime, oltre il 70 per cento di loro ritengono ormai superfluo dedicarsi allo studio, anche perchè di precettori non se ne vedono più, anche questi per sbarcare il lunario sono costretti a fare i contadini o i servi.
A queste condizioni la vita diventa difficile, la demografia ne risente fino al punto piu' basso di tutto i nostri 2000 anni di cui stiamo parlando. Dal 500 al 540 l'Italia tocca i minimi storici, scende a 4 milioni di abitanti e Roma dal milione che aveva, ridurrà la sua popolazione a circa 40.000 anime, fra l'altro maldestri, inabili o anziani, incapaci a reagire o andarsene. Insomma una civiltà in sfacelo, con una economia sempre di più a carattere agrario, definito "eroico" (che è poi quello di sfruttare ogni metro di terreno anche in luoghi impossibili).

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