IN IRAN LA RIVOLUZIONE RELIGIOSA COMUNISTA
LA RIVOLTA DI MAZDAK FINISCE IN UN MASSACRO
Sul territorio iraniano, da alcuni anni è comparso una figura molto singolare; il popolo ha il suo profeta, il suo messia, il suo "Gesù Cristo", ha la sua setta di seguaci di una religione di origine manichea (Mani, il fondatore della omonima setta religiosa teosofica più che profetica).
Il nuovo messia che aspettavano i diseredati è MAZDAK, che ha fondato con la sua dottrina il MAZDAKISMO.
Il suo "vangelo" è l'amore fraterno universale che dovrebbe condurre a una ripartizione uniforme di tutti i beni; suddivisione voluta da Dio ma impedita dal diavolo (che poi secondo Mazdak sono i ricchi capitalisti, i latifondisti, i principi e i regnanti; loro sono loro le armi di Satana).
Già nel 491 Mazdak aveva fatto scatenare una grande insurrezione dei suoi seguaci contro i proprietari terrieri per l'abolizione della proprietà (come Prudhomn 1400 anni dopo) che Mazdak considera un furto. Seminò il panico nel territorio e iniziò a inquietare i grandi proprietari terrieri, quando accanto ai seguaci iniziarono ad aggregarsi i contadini delle loro terre ribellandosi e pretendendo una parte delle stesse. Una rivoluzione sociale stava per iniziare e allarmò anche il sovrano quando le predicazioni del monaco non erano più sermoni ma erano un incitamento alla rivolta, una esortazione a scatenare una guerra civile (oggi diremmo di classe).
Quest'anno Mazdak assume una tale importanza dentro questo movimento e ha un seguito così nutrito che il re Kavadh, molto preoccupato degli sviluppi, è costretto a scendere con lui a patti e ad elevare questo santone al grado di consigliere personale, insediandolo a palazzo come un ministro, cercando di capire le sue rivendicazioni e possibilmente poi attenuare quei disagi che il profeta ha con la protesta dei diseredati portato in superficie e a conoscenza del sovrano.
L'influenza del santone nelle questioni amministrative e nella gestione del territorio si fanno subito sentire e ovviamente alcune leggi che promulga il re vanno a colpire le classi privilegiate, che subito iniziano ad allarmarsi. Cercano pure, convincendo il figlio del re sasanide, Cosroe, di opporsi al padre.
La nobiltà terriera molto irritata da queste prime riforme comuniste del Palazzo, che portano via a loro i beni e le terre, oltre che seminare il terrore nei loro dorati palazzi, si riunisce e sancisce di non riconoscere più il proprio monarca che ha promulgato quelle leggi di esproprio.
Kavadh viene deposto, e al consiglio dei nobili si decide di organizzare un esercito di mercenari per sbarazzarsi in un modo molto spiccio di tutta la setta e dei loro seguaci.
Inutile dire che il breve esperimento fatto dal governo fallì prima ancora di iniziare.
Finì nel 524 con un massacro: di gran parte dei suoi seguaci, del profeta e del re che l'appoggiava.
Mentre i contadini che già si erano illusi che era giunto il tempo del riscatto delle angherie, piegando la testa e la schiena ancor più di prima tornarono zitti zitti nei campi. Anche se le idee del profeta continuarono a vivere in alcune tarde sette persiane.
Insomma Mazdak finì come Mani (215-273) l'altro propugnatore di dottrine molto simili (MANICHEISMO) e che abbiamo già conosciuto, anche lui lapidato e finito in croce dai sacerdoti zarathustriani a lui nemici, per aver predicato l'eguaglianza e l'equa distribuzione delle proprietà.
Utopie che erano già iniziate a Babilona, a Samarcanda e si afferma arrivate fino in Cina.
Seguace di Mani fu anche S. Agostino, che ci ha lasciato un buon studio sul manicheismo, ma ulteriori luci ci sono venute dai ritrovamenti di Turfan e dai papiri delle tombe in rovina della città di Medinet Madi, nel Fuyyum ("I Capitoli", Colloqui di Mani, oggi a Berlino).
Non dimentichiamo che fu moltissima l'influenza che esercitò indirettamente il Manicheismo sulle sette cristiane e islamiche, per cui non senza ragione lo si può definire il Manicheismo una corrente facente parte della religione universale.
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