Non solo sulle leggi, sulla giustizia e nell'amministrazione Teodorico mantenne alcune norme e seguì la tradizione romana, ma anche nelle libertà di culto in questo primo periodo di regno romano-barbarico fu (si racconta) di una liberalità straordinaria.
Teodorico fin dal primo momento che si era insediato a Ravenna, aveva fatto a tutti buon viso, ma in effetti più che dettato da un calcolo politico era perchè non voleva eccessi di intolleranza, e non voleva compromettere il suo iniziale progetto. Anzi cercò - pur costruendo uno stato sul modello di Bisanzio ed aggiungendovi l'influenza di quello latino - di perseguire l'obiettivo di far convivere pacificamente il popolo romano e quello degli ostrogoti.
Ma come abbiamo già accennato nelle altre pagine, fece (si racconta) moltissimo ma ottenne pochi risultati (questo non fu raccontato; ma la realtà fu poi quest'ultima).
Pur raccomandando a tutti questa pacificazione, evitò sempre di affrontare il problema, in certi casi lo ignorò mentre in altri, quando alcuni di questi problemi divennero ancora più difficili, ricorse alle repressioni e alle persecuzioni, perfino mettendosi contro i suoi migliori consiglieri, alcuni mandandoli in galera e altri caddero vittima di queste persecuzioni.
I contrasti fra le varie fazioni erano all'ordine del giorno, e tutti erano incapaci di giungere a una composizione dei dissidi, che scatenarono dibattiti roventi, e in certi casi non esitarono a scendere in piazza con sommosse.
Fra i molti consiglieri buoni ascoltò anche quelli cattivi; ed alcuni di questi lo spronarono -pur sapendo che era di fede ariana- ad intervenire in questioni religiose fra cristiani e ariani. Un compito difficile perchè Teodorico non afferrava la sostanza del problema non avendo mai approfondito la questione religiosa.
Mentre ognuno dei contendenti speravano che si schierasse col il loro credo e la loro dottrina, invece TEODORICO - li mise davanti (e questo dimostra che non era all'altezza di poter giudicare) alle loro responsabilità con una pseudo imparzialità unita a fermezza. Scrupolosamente evitò di esprimere un suo punto di vista personale in questioni di carattere etico-religiose, ma però mise due goti GUDILA e BEDCULPHAS ad accertarsi nei sinodi ecclesiastici cristiani se rispettavano le sue direttive.
E non prese nemmeno posizioni di parte (lui si considerava ateo) in una scabrosa circostanza, quando avendo dato un parere sottinteso sugli ebrei ma non bene interpretato dai cristiani che lo ascoltavano, questi ultimi si sentirono autorizzati a cacciare gli ebrei e a dare l'ordine di bruciare le sinagoghe. Teodorico infuriato ordinò di ricostruirle immediatamente a loro spese, perchè la tolleranza era la sua legge; nelle questioni di regno era lui a doversene interessare, ma nelle questioni di anime erano i preti a doversene occupare, che non poteva intervenire lui ateo. Se loro avevano un Dio che chiamassero lui a decidere e non l' imperatore che deve essere invece impegnato a occuparsi di cose terrene; "se Dio vi ha dato l'ordine di occuparvi di anime, obbedite al comando di Dio, che non vi ha detto di distruggere palazzi ma di costruire anime".
Ma questa tolleranza agli ebrei, agli ariani, il non torcere un capello ai cristiani di altre correnti considerate eretiche, non doveva piacere a qualcuno che lo aveva inizialmente aiutato ad arrivare dove era arrivato. Bisognava fargli pagare il conto, e il conto doveva essere uno solo, quello di applicare gli editti che già c'erano, quelli di Teodosio, di Costantino, eliminare dall'impero l'arianesimo, e prima di tutti proprio Teodorico.
Non sappiamo di "cos'altro" si parlò nei 4 concili che si tennero a Roma nel 499, 501, 502, 504 per dirimere i contrasti su l'elezione del pontefice (dopo il "caso Simmaco"- vedi sotto). Ma sappiamo che si stabilì l'esclusione dei laici dall'elezione papale e l'inalienabilità dei beni della Chiesa. E se questi erano gli argomenti una ragione seria ci doveva pur essere.
L'operato del re ostrogoto finora -l'abbiamo già letto- anche se ambiguo aveva fatto sperare i vescovi cristiani di poter convertire prima o poi l'ostinato ariano. Gli autorevoli prelati che abbiamo già citato nutrendo grande simpatia per lui a questo miravano; ma poi iniziarono a cambiare molte cose, i rapporti iniziarono a essere difficili; e Teodorico inizia ad essere non più il tollerante, o il pacificatore, ma inizia a prendere una posizione netta. E con il suo carattere e adottando quest'altro atteggiamento non poteva che alienarsi quelle amicizie che - per quanto fosse ariano- l'avevano fatto salire in alto.
Nessuno può darci un quadro più sincero e storicamente vero nei suoi confronti come lo storico PROCOPIO che notoriamente era un suo personale oppositore e quindi il suo giudizio semmai dovrebbe essere negativo. Invece proprio lui - parlandoci del primo periodo di Teodorico, ne dà un giudizio altamente positivo quando dice "Il suo modo di governare i sudditi era degno di un grande imperatore; salvaguardò la giustizia, emanò buone leggi, preservò il suo paese dalle invasioni, diede prova di straordinario senno e valore".
Anche Cassiodoro lascia un buon ritratto del sovrano barbaro. "Non procedeva mai a nessuna nomina, di grande o scarso rilievo che fosse, senza darne immediata comunicazione ai senatori, sollecitando il loro parere e la loro approvazione".
Tutto questo nei primi anni, poi Teodorico iniziò a essere sospettoso, crudele, intransigente. Cominciò a prendere drastiche misure contro qualche senatore e talune famiglie quando iniziò la questione dello scisma ariano (*), che diede vita a Roma in seno al senato a una forte opposizione. Fino a diventare ostilità che andò ad aggiungersi a quella che cominciò ad arrivare da Costantinopoli quando sul trono d'Oriente (nel 518) salirà Giustino con patricius e console (nel 521) suo nipote Giustiniano.
*) Alcuni storici affermano che il dissidio religioso e le ostilità verso il cristianesimo vennero solo in tarda età a causa della sua senilità, e che Teodorico non si intromise mai nelle discussioni religiose.
Invece sappiamo che già nel 495 (era da appena un anno sul trono) volle erigere a Ravenna il Battistero degli ariani. L'intromissione nei sinodi romani di due funzionari goti perchè venissero applicate le sue direttive fu un vero e proprio atto d'autorità altezzoso e sprezzante. Nell'anno 500 per la questione dell'elezione a papa di Simmaco o di Lorenzo (di due fazioni rivali) scese lo stesso Teodorico a Roma per confermare il primo. Ma appena Teodorico lasciò Roma scoppiarono discordie, sommosse di piazza e infamanti accuse verso Simmaco: di essere un ladro delle proprietà della Chiesa, un corruttore, che non celebrava la Pasqua con le date giuste e accuse di molti altri delitti. Ma Teodorico (dopo un processo affidato a una commissione e a cinque roventi sinodi) riconfermò l'incarico.
Ora in base al concetto che lui era un eretico; che potessero i suoi poteri vantare questa autorità in campo ecclesiastico, ci appare quanto mai singolare. La sua influenza (arrogante e perentoria) in questa storica disputa si fece eccome sentire! Non provocò lo scisma vero e proprio -ancora lontano- ma fu l'inizio. Il dissidio e le ostilità erano già iniziate fin dal primo momento, anche se furono storicamente mimetizzate con gli atti disinteressati che i panegiristi di Teodorico ci hanno tramandato (Ennodio in prima fila).
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