martedì 24 giugno 2014

ANNO 494

TEODORICO SPOSA AUDOFLEDA
UN REGNO EUROPEO TUTTO BARBARO?
INIZIA A NASCERE UNA COSCIENZA TEDESCA?


Lo abbiamo già accennato, Teodorico -il barbaro ostrogoto sceso dall'Illiria- con la sua educazione conformata alla corte di Costantinopoli (per quasi dieci anni in ostaggio nel periodo giovanile), era di una discreta formazione intellettuale; e oltre che essere attratto da quella militare la tradizione culturale romana l'aveva sempre affascinato. Ora era in Italia, dov'era nata questa tradizione.
Mantenne infatti intatte le leggi e le istituzioni romane ed accettò volentieri alcuni prestigiosi consiglieri romani quali SIMMACO, SEVERINO BOEZIO, CASSIODORO.
Si comporta insomma non certo come un ribelle, nè tanto meno come un monarca indipendente. Da Costantinopoli accetta suggerimenti e a sua volta si rivolge all'imperatore come un vero e proprio subalterno. Quando gli scrive usa alternativamente il termine regnare, e il termine governare. Quindi non desta allarmismi.

Come politica interna divide nettamente i compiti dei Romani e dei suoi Ostrogoti. Ai primi affida l'amministrazione dello Stato (anche perchè non ha uomini capaci di esercitare queste mansioni) mentre ai secondi (ai suoi uomini) affida l'esercito; cioè la "forza".

Teodorico non disdegna neppure la mondanità tipica della vecchia corte; la ravennate come quella romana. Il suo nuovo palazzo a Ravenna adornato di splendidi giardini e lussuose stanze era sempre affollato di nobili romani che lo intrattenevano; e proprio a loro di preferenza dava le cariche amministrative. L'aristocrazia romana gli faceva proprio per questo motivo la ronda attorno, sempre pronta a lusingarlo della sua grande cultura, della grande diversità rispetto a quelli che erano della sua stirpe; insomma ipocritamente andavano a caccia di promozioni, questuavano gli incarichi, facevano la fila davanti alle sue stanze. Anche quelli - ed erano tanti- che poi a Roma si dimostravano ostili a qualsiasi conciliazione con i barbari.

Il palazzo diventò un misto fra il bizantinismo dell'Oriente, il diritto romano, e quello sfarzo ozioso che Onorio aveva lasciato. Nelle stesse leggi e negli editti che Teodorico emana (e lo fa in latino) offre lo spettacolo di un governo schiettamente di tradizione romana. Ma sulla questione della sicurezza sia interna che delle frontiere cercava di attirare gruppi di barbari da utilizzare a questo scopo, quasi ma mai dimenticandosi che era lui stesso barbaro. Era insomma entrato nella parte di imperatore. Era lui a stabilire intese con altri regni da un po' di tempo non più romani e tanto meno bizantini.
Perfino nella tolleranza religiosa alcune sue disposizioni riportano (lui che è ariano) una paradossale tolleranza per gli ariani come se lui fosse cristiano (poi alla fine della sua vita, per i motivi che in seguito vedremo, farà l'incontrario).

La corte di Ravenna con i suoi suntuosi interni si trasformò in un centro di affari politici, fonte di illuminazione culturale, scuola di comportamento, palestra dell'amministrazione pubblica e infine centro religioso. Fu un momento magico che diede l'impressione a molti di un ritorno alla grande romanità. Inoltre era lì che si ricevevano gli incarichi.
Già circolava a Roma la frase che "se non vai almeno una volta a Ravenna da TEODORICO, sei totalmente tagliato fuori da ogni incarico; diventi nessuno, un nulla".
Le opere che fece ripristinare, quelle che fece costruire mandando a chiedere marmi pregiati in tutta Europa stava del resto a dimostrare la sua volontà di restaurare lo splendore nella capitale di un regnante; la bellezza di una reggia ha sempre rappresentato anche l'autorità. E lui che era vissuto alla sfarzosa corte bizantina ne era ben cosciente.
Nella città di Ravenna fa giungere numerosi artisti romani e bizantini abbellendo la città con edifici sacri e profani. Furono eretti il nuovo Palazzo Reale, il Mausoleo, Sant'Apollinare Nuovo, il Battistero degli Ariani ecc.
Ma non si limito solo a monumenti ma fu intensa l'attività anche nelle opere pubbliche e culturali nella stessa Ravenna, poi a Milano a Verona e infine a Roma dove ripristina perfino i giochi e gli spettacoli con le aurighe. Ennodio (suo panegirista) scriveva "Teodorico ha ringiovanito l'Italia e Roma"

TEODORICO è dinamico in ogni ambiente della vita politica e pubblica del territorio; vuole dominare per diventare sempre più grande, per il solito ambito obiettivo: quello di mettersi una corona in testa. Ma una corona di un regno barbaro però; infatti i buoni rapporti con i romani si ruppero proprio quando nel suo secondo periodo iniziarono dei dissidi insanabili con la popolazione italica prima, poi con quella religiosa.

Si ergeva a difesa della civilitas latina, voleva la pacifica intesa dei due popoli, ma poi corrispondeva invece un rapporto di inimicizia che era poi quello di una minoranza di soldati dominatori nei confronti di una moltitudine di vinti.
La distribuzione di terre al suo popolo -appena insediatosi a Ravenna- avvenne secondo la consuetudine barbarica, concedendo ai suoi uomini un terzo delle zone occupate. Ma poi accadde questo: dapprima furono confiscate quelle che erano state donate da Odoacre ai suoi barbari (Eruli e Sciri), ma poi venne assegnata anche la terza parte dei terreni dei privati, latini. Con questi ultimi criteri - e l'amministrazione romana creata da lui avallava questi criteri- si stabilì all'interno del Paese due società dai caratteri nettamente distinti e dagli interessi contrastanti.
All'inizio i latini erano convinti di poter rientrare in possesso dei vecchi possedimenti, mentre furono subito delusi dall'atteggiamento di Teodorico, preoccupato solo ad allargare sempre di più il territorio della sua conquista. E per far questo impose che solo i suoi ostrogoti dovevano prestare il servizio militare. Non era di certo un regalo fatto ai latini. Lo scopo era ben chiaro: avere una "forza" a lui fedele e sempre a sua disposizione per controllare la massa; la plebea come quella dei ricchi proprietari di fondi; che era poi a questa che lui sottraeva le terre.

Una dominazione sempre più autonoma, e anche se dava l'impressione di essere subordinato a Costantinopoli, Teodorico cercava in ogni modo di allontanarsene. Fino al punto che iniziò a stabilire con gli altri regni barbarici delle intese; con i Visigoti, con i Burgundi e con i Franchi. Con questi ultimi -che invece hanno ben altri progetti, autonomi quanto i suoi- quest'anno non fa solo un'alleanza militare, ma anche parentale (che non durò a lungo, anzi iniziarono delle ostilità).


Infatti a CLODOVEO da alcuni anni re dei Franchi con l'approvazione della corte ravennate Teodorico manda una ambasciata per chiedere in sposa sua sorella AUDOFLEDA.
Teodorico vuole allargarsi, pensa già a una parentela che un domani potrebbe aiutarlo nel suo grande progetto: quello di fare un grande impero composto non da latini.
Desiderava infatti a parole una buona convivenza tra l'elemento locale e quello barbaro, ma evitò sempre di affrontare il nocciolo del problema, quello di promuovere un'equa integrazione dei primi con i secondi e fece di tutto per tenerli rigidamenti divisi, perfino proibendo agli ostrogoti di contrarre matrimoni con i latini. Cosa che indignò anche i suoi più ipocriti amici romani.

TEODORICO ha solo 34 anni. Di queste alleanze a ovest e a nord, oltre a quelle interne ostili ai bizantini ne fece delle altre, moltissime, che però non durarono a lungo, perchè ribellioni e tradimenti lo costrinsero sempre a rompere i rapporti, soprattutto quando lo stesso Teodorico non ebbe più l'energia e la volontà di intervenire.

Non solo con CLODOVEO fece in questo primo periodo, passi di ingraziamenti, ma li fece un po' con tutti e nei più svariati modi, tanto che uno storico del tempo commentò: "per vie indirette si ingraziò tutti".
Ma non riuscì a mantenerli questi buoni rapporti.
Infatti -come leggeremo nei prossimi anni- quando Teodorico morì, la sua politica si rivelerà totalmente fallimentare. Lasciò - dopo essere stato re degli Ostrogoti 54 anni, e re d'Italia 30 anni- erede un bambino di dieci anni, suo nipote ATALARICO, proprio mentre a Costantinopoli e sull'impero stava emergendo una figura discutibile ma possente: GIUSTINIANO!



In quanto al suo piano per la creazione di molteplici alleanze politiche con i barbari vogliamo brevemente ricordare i matrimoni che Teodorico combinò in un brevissimo periodo.
Oltre ad aver sposato lui stesso Audofleda sorella di Clodoveo re dei Franchi; la figlia maggiore Arevagni fu maritata ad Alarico, re dei Visigoti; la seconda figlia, Teudegota, andò sposa a Sigismondo, figlio di Gundobado, re dei Burgundi; la figlia minore, Amalasunta, venne data in moglie a un connazionale di Teodorico, l'amalo Eutarico. E completò questo piano di alleanze dando in sposa una sorella, Amalafrida a Trasamondo, re dei vandali; e all'altra sorella, Amalaberga a Ermanfredo, re dei Turingi. Insomma tutti barbari
Come abbiamo visto non un matrimonio nè con un romano nè con un bizantino. E tutti di religione ariana. Con le successioni in un modo o in un altro con questo vincolo di parentela, potenzialmente Teodorico stava creando una sorta di protettorato goto su quasi tutta l'intera Europa.

Prese perfino contatti con gli Estoni del Baltico; risulta infatti che questi pagavano a Teodorico un tributo in ambra. E che un principe scandinavo nel fuggire dal suo paese dopo una rivolta, trovò rifugio e protezione proprio nei palazzi di Teodorico a Ravenna.

Che Teodorico mirasse ad essere il difensore degli interessi barbarici, i dati storici e queste unioni coincidono perfettamente anche con le grandi leggende germaniche dove troviamo inserito Teodorico come il supremo paladino delle genti germaniche. Nella Saga dei Nibelunghi (che molti storici italiani non hanno mai letto) il capo degli ostrogoti ha un posto di rilievo, col nome Dietrich von Bern, alias Teodorico di Verona.

(E altrettanto "paladino" dei Germani vi figura Attila, mentre per gli italici è il "fragello di Dio" - nella saga Etzel con sua moglie HILDE, la famosa Crimilde, prima moglie di Sigfrido, tanto caro a Hitler).

Che TEODORICO volesse dimostrare indipendenza da Bisanzio (e perfino nutrisse qualche ostilità) ci viene in soccorso anche quest'altro episodio. Anastasio inviò in Calabria e in Puglia una flotta per ristabilire l'autorità bizantina nel sud della penisola; ma Teodorico con una sua flotta si oppose a questo sbarco considerandolo un ingerenza.
E altrettanto poi fece nel Norico e in Pannonia. Prestò aiuto a Mundo, il capo di una banda di predoni che durante una delle loro scorrerie nei due territori, furono attaccate dai bizantini.
In entrambi i casi gli ostrogoti di Teodorico aiutarono i nemici di Bisanzio e misero in fuga proprio i bizantini non i predoni. Irritando non poco Anastasio.
Ne approfittò ipocritamente Teodorico -a spese dei bizantini- per insediarsi definitivamente anche nell'intera Pannonia, nel Norico, nel resto della Dalmazia non ancora occupata, nella maggior parte dell'Ungheria di oggi e nelle due Rezie (Tirolo e Grigioni), oltre che della Bassa Germania fino a Ulm. E' per questo che divenne il paladino dei germani, ancora oggi rimpianto; quanto Attila e successivamente Carlo Magno iniziò anche lui (seguendo l'idea di Teodorico) a parlare di Impero Mondiale, lo pretendeva universale, ma tutto germanico, compreso i romani e i papi cristiani.

P. Taylor nella sua Storia della Germania, infatti scrive: "Non può capire i tedeschi chi non si renda conto della loro ansia di imparare dall'Occidente, di imitarlo (e Teodorico in questi anni fa proprio questo, ma intanto fa solo unioni con gli altri re barbari); ma parimenti non può capire i tedeschi chi non si renda conto della loro determinazione di sterminare l'Oriente. Lo stato nazionale tedesco è recente; ma la coscienza nazionale (costituito sempre dallo stesso genere di popolo) è antica. Il "Reich" l'espressione politica del popolo tedesco, è la più antica organizzazione politica in Europa, più antica dell'Inghilterra, della Francia, dell'Ungheria o della Polonia; e quindi la più antica di qualsiasi Stato europeo. Quando giunse Carlo Magno i tedeschi avevano già l'intelaiatura di un'organizzazione politica, lui aggiunse soltanto la denominazione Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca. Una contraddizione di termini che (e dava l'impressione solo agli occidentali) negava al tempo stesso ai tedeschi un'esistenza nazionale. Ma questa denominazione rimase nelle terre germaniche quasi ufficiale fino al XV secolo"

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