lunedì 14 aprile 2014

ANNO 488

TEODORICO QUASI IN ITALIA

Teodorico a Costantinopoli si è insomma fatto alla fine convincere da ZENONE a marciare verso l'Italia per detronizzare Odoacre.

Per l'imperatore, Teodorico era diventato un incubo averlo vicino, ma spesso anche solo dentro i confini bizantini; era quasi sotto le mura di Costantinopoli (così ci narra Procopio)
Pur amici di vecchia data, entrambi erano intolleranti, nascevano sempre pretesti per mettersi uno contro l'altro. Uno con la sua autorità, l'altro cosciente della propria forza, sua e dei suoi ostrogoti.

Zenone vuol seguitare a fare l'imperatore, ma anche il capo ostrogoto (a cui Zenone -dopo il suo aiuto- deve il trono di due imperi) scalpita, vuole volare alto. E' già da 14 anni che Teodorico coltiva certe ambizioni. Già a 20 anni (dopo averne passati 10 proprio a Costantinopoli come ostaggio)- diventato capo degli ostrogoti- aveva messo in seria crisi più volte la corte bizantina; eppure si ritrova ora a 34 anni, solo con qualche onorificenza addosso; e qualche territorio che però si è preso con la forza e che solo lo scorso anno Zenone gli ha formalmente concesso; ma nel farlo nello stesso tempo lo ha convinto a guardare a Occidente; a fare una spedizione in Italia contro Odoacre a spodestarlo e prendere il suo posto a Ravenna.
Ovviamente Teodorico non avendo dubbi sull'esito dell'impresa, nutre qualche ambizione: quella di diventare l'imperatore d'Occidente; del resto Zenone lo ha adottato come figlio.
I due storici del tempo Valesiano e Diacono, affermano che Zenone, più che dargli il "permesso" di invadere l'Italia, ha fatto un vero e proprio patto formale, che autorizzava Teodorico a "regnare" in Occidente al posto di Odoacre, e che lo investiva ufficialmente della porpora, raccomandandosi "però" alle benevolenza del Senato romano (un modo questo forse per cautelarsi e per non sbilanciarsi troppo)

Teodorico nemmeno lontanamente immagina che tutta la trama di questo progetto di Zenone (e questa è invece l'opinione di Procopio) è solo quello di allontanare lui e i suoi uomini da Costantinopoli, che da alcuni anni non è proprio in balia di Teodorico ma nella sua morsa lo è di fatto. E conoscendo il carattere del capo ostrogoto fin da quando era bambino, Zenone teme che prima o poi quella morsa lo stritoli.

Siamo al dunque. Decisione presa. Gli uomini di Teodorico in primavera si mettono in marcia verso l'Italia. Teodorico ha riunito il suo potente esercito di ostrogoti, e nell'incamminarsi raccoglie lungo le terre illiriche altri uomini; più i Rugi quelli sfuggiti alla deportazione di Odoacre sul Danubio già accennata.
Lungo il percorso la marcia di Teodorico ha qualche contrattempo. Infatti è costretto fino a settembre ad impegnarsi a neutralizzare in Pannonia un gruppo di Gepidi a Sirmio, sulla Sava. Una tribù che sta infiltrandosi e contendendo il Norico ai nuovi abitanti da poco stanziatisi: i Longobardi.

Eliminato l'imprevisto, Teodorico all'inizio dell'inverno si affaccia quasi sul confine dell'Italia. Si accampa nei paraggi dove ha deciso di svernare, per poi riprendere il cammino nella prossima primavera scendendo dal Friuli verso le pianure poste a sinistra dell'Isonzo per poi attaccare la fortezza di Aquileia, e infine scendere verso Ravenna

I contrattempi e la sosta, sono invece provvidenziali per Odoacre; che così ha tutto il tempo per organizzare il suo esercito, preparare la difesa e per dare il benvenuto in Italia a Teodorico. Che dovrà impegnarsi a fondo per cinque anni per liberarsi di lui, inseguendolo prima per quasi due anni per mezza Italia, poi fino a Ravenna che occuperà dopo averla assediata per tre anni.
I due barbari giocarono al "gatto col topo", spesso alternandosi nella parte.

Un' invasione insomma non facile quella di Teodorico, nè tanto meno fatta in tempi brevi. Odoacre si dimostrerà molto abile e gli si oppose con un esercito non meno agguerrito del suo. Infatti non morì sul campo, in battaglia, ma colpito a tradimento dopo aver ricevuto la proposta di un onorevole reciproco compromesso.

CLODOVEO

Clodovèo I re dei Franchi. - Figlio (n. 466 circa - m. Parigi 511) di Childerico, alla morte di questo (481) divenne re di uno dei regni dei Franchi Salî, con centro aTournai. Nel 486 conquistò i dominî del romano Siagrio, continuando poi per altri dieci anni l'espansione lungo la Senna e la Loira. Nel 493 sposò la cattolica Clotilde, nipote del re borgognone Gundobado, e nel 496, dopo una decisiva vittoria sugli Alamanni a Tolbiaco, si convertì egli stesso al cattolicesimo. Questo fatto creò tra i Franchi dominatori e la popolazione gallo-romana un vincolo duraturo, che fece la forza del regno di Clodoveo. Nel 506 C. mosse contro i Visigoti e li vinse a Vouillé (507), provocando così l'intervento di Teodorico, re degli Ostrogoti d'Italia (509-510). La pace del 510, che riconosceva agli Ostrogoti la Provenza e Narbona, assegnava il resto del dominio visigotico in Gallia, con Tolosa, a C., che lasciava così ai suoi figli un regno vasto e potente.


ANNO 487

 ODOACRE SUL DANUBIO CONTRO I RUGI
 TEODORICO SOGNA L'ITALIA E LA PORPORA

Sempre ligio al suo dovere di tutore di un regno - quello italico affidatogli dai Bizantini- Odoacre anche questa volta con zelo si muove con i suoi uomini verso i confini danubiani minacciati nuovamente dai Rugi, da alcuni anni in un inquietante movimento verso sud guidati dal loro re FETA e da suo figlio FEDERICO.
Odoacre li aveva già sconfitti nel '84 nel Norico; li aveva ricacciati indietro ma non era riuscito a riprendersi il territorio, che ultimamente stava conoscendo un massiccio insediamento di Longobardi provenienti dal nord, originari della Germania settentrionale.

L'intervento di quest'anno di Odoacre contro i Rugi è abbastanza deciso e anche piuttosto implacabile. Non solo Odoacre li affronta e li sconfigge, ma intende chiudere per sempre la questione in un modo singolare.

Tutti gli uomini fatti prigionieri sono riuniti e vengono deportati e dispersi in vari territori italiani, a lavorare nei campi o impiegati in lavori di fortificazioni. In pratica Odoacre ha spopolato l'intero territorio, lasciandolo in mano ai nuovi venuti; ai Longobardi che in breve tempo nell'arco di tre generazioni - e con altri nuovi massicci arrivi - si insediano e ne fanno una loro base. Che poi in massa abbandoneranno per scendere nella più ospitale e ambita Italia, nel 568 con re Alboino.

Ma fra i tanti prigionieri Odoacre se ne fece scappare un gruppo guidato proprio dal figlio di Feta, Federico, che riunendo i superstiti va a rifugiarsi e a chiedere aiuto in Illiria, al re degli ostrogoti Teodorico, che sta già organizzando il suo esercito pronto a partire per l'invasione dell'Italia. Che ha deciso di fare il prossimo anno. Risolvendo così il problema a Zenone, che non vede l'ora di spostare la "minaccia ostrogota" verso occidente, facendo dimenticare a Teodorico Costantinopoli

L'impresa non sarà facile per Teodorico, sta muovendo i suoi primi passi quest'anno, ma per sconfiggere Odoacre - che aveva un esercito agguerrito quanto il suo ed era abile quanto lui, salvo un grossolano errore strategico e una sua ingenuità che gli costò la vita, gli serviranno cinque anni a Teodorico per venirne a capo e per insediarsi a Ravenna..
Zenone -l'ispiratore- non vedrà nemmeno la conclusione di questa conquista; morirà nel 491. Teodorico entrò invece a Ravenna - dopo averla assediata per tre anni di seguito- nel marzo del 493. Fece dei patti onorevoli con Odoacre che si era arreso, gli confermò i suoi diritti regali, lo invitò al banchetto per celebrare l'evento, poi proditoriamente sfilò la spada e lo trafisse di propria mano.

Ma ritorniamo in Illiria dove Teodorico sta iniziando la sua illusoria -che ritiene breve- avventura; accompagnato dall'altra illusoria ambizione, quella di poter guadagnarsi in Italia a spese di Odoacre la porpora e le insegne regali che a suo tempo proprio Odoacre non si era messo addosso, nè le aveva pretese; le aveva rimesse a Costantinopoli.

ANNO 486

 CLODOVEO RE DEI FRANCHI
 I BURGUNDI - I TRE FRATELLI RE



Il giovane re dei Franchi quando era salito sul trono a soli 16 anni dopo la morte del padre Childerico nel 481, le terre conquistate si spingevano fino alla Somme. E fra questa e la Loira la sovranità era ancora in mano dei Romani anche se ormai dopo la caduta dell'Impero erano quasi stati dimenticati, prima a Roma, poi a Ravenna; abbandonati alla loro sorte (Teodorico più avanti -pur avendo sposato la sorella di Clodoveo- ci farà ancora una spedizione, ma inutilmente).

Ne approfittò un romano, un certo SIAGRO. Era un funzionario dell'impero, figlio del magister militum in Gallia, Egidio; ma morto il padre senza che vi fosse una ufficiale investitura (ne a Roma nè tanto meno a Costantinopoli) ereditò lui questa carica nominandosi da solo.
Siagro -nel vuoto di potere non essendoci nessun funzionario sopra di lui- si improvvisò non proprio imperatore della Gallia, ma ne divenne di fatto un governatore, dando anche protezione militare alle numerose città abitate da galli-romani. Insomma acquisì una certa indipendenza; ma nel farlo non avendo nessuna investitura imperiale, il "Romano" si trasformò alla stregua di un capo-barbaro mettendo la sua sede a Soisson; quindi ribelle e libero da ogni vincolo divenne il paladino dei locali di ogni stirpe; e come abbiamo detto anche degli ex romani

Tutto questo mentre Visigoti (con in mano già la Spagna e l'attuale Francia meridionale), i Franchi Salii Ripuari (con in mano uno stato compatto sul Reno, tra Colonia e Treves) e i Burgundi (fra il Reno e i Vosgi ) si stavano da anni affrontando per conquistare i territori della Loira e della Senna fino a Parigi; e i Franchi contro i Visigoti anche oltre, fino ai Pirenei.
In più si erano fatti avanti gli Alemanni che già si erano impossessati dell'Alsazia.

Fra queste emergenti forze, i romani di vecchia data, ormai in questi territori in minoranza, avrebbero anche voluto vivere in pace alleandosi con i locali, ma gli avvenimenti e i capolvolgimenti delle forze in campo appena viste sopra, impedivano di fare una oculata e definitiva scelta.
Chiunque avrebbe vinto, i romani -essendo poco di numero e dimenticando (e facendolo dimenticare ai locali) il passato imperialista- erano disposti anche a sottomettersi pur di ricevere in cambio protezione e pace. Ma il difficile era con chi schierarsi, visto che le città cambiavano padrone continuamente. Conquistate e poi perse, riconquistate e poi di nuovo perse.

Per cinque anni, Clodoveo il nuovo re franco di appena sedici anni, proprio per la sua giovane età era rimasto solo virtualmente re dei Franchi. Eurico il re dei Visigoti indubbiamente era molto più operoso e anche il più forte degli altri, quindi capace di controllare la situazione e lo stesso impaziente e bellicoso giovane re.
Ma la morte di Eurico, e con Clodoveo che ha ora 21 anni, permettono al re franco di entrare in azione per cercare di riprendersi dai Visigoti i territori fino ai Pirenei e anche consolidare le difese su quelli tra la Senna e la Loira.
A intralciargli il cammino questa volta non sono i vecchi nemici, ma proprio il romano SIAGRO che presa l'iniziativa, anche lui cercò di impossessarsi di due territori di due piccoli re franchi salici, Ragnacaro e Cararico: che ovviamente chiesero aiuto proprio a Clodoveo, che non aspettava che questo per scatenare in concerto un attacco sia a Siagro e nello stesso tempo anche ai Visigoti.

Clodoveo attaccò Siagro proprio nella sua sede, a Soissons. Non fu uno scontro storico, anche perchè Siagro abbandonò la città e si mise in salvo presso i Visigoti di Alarico II, che però per non provocare ulteriori incidenti consegnarono l'uomo a Clodoveo, che lo mise a morte.

Ma Clodoveo non si fermò a Soisson - pur diventando questa città la prima capitale del regno franco- ma cercò di estendere il suo dominio sulle città della Belgica Secunda (Reims), cercando di arrivare a Parigi, dove trovò una resistenza accanita (secondo la leggenda - ma posteriore- organizzata da santa Genoveffa - ne riparleremo in seguito).

Questa vittoria contro Siagro -che apre la via alla fondazione del regno franco dei MEROVINGI- non è solo una vittoria d'armi, ma è -per i futuri francesi- una trionfo simbolico; perchè Siagro era -nonostante fosse diventato quasi un capo-barbaro- l'ultimo funzionario gallo-romano sconfitto e messo a morte da quella "Nuova Gallia" (che diventerà ben presto la Francia) dove i Romani avevano dominato per quasi cinque secoli.
Con le imprese di Clodoveo insomma da queste parti si chiude un epoca; termina la dominazione romana.

Nella stessa circostanza non dimentichiamo i Burgundi. Da circa venti anni contendevano ai Franchi gli ambiti territori (Loira e Senna). Ma poi morto Gondebaldo, il grande territorio che avevano conquistato fu diviso ai tre figli. Chilperico divenne re a Lione, Godisgelo a Ginevra e Gundobado a Vienne. Con qualche ambizione di ognuno di loro di prendersi tutto a spese degli altri due.

Infatti il primo a essere assassinato per impadronirsi della sua eredità fu proprio Chilperico. Mentre Gundobado più avanti (nell'anno 500) divenne unico re della Borgundia (futura Borgogna) grazie proprio a Clodoveo che non riuscendo a sconfiggere lui, rivolse le armi contro il fratello più debole Godisgelo. Fu lo stesso Clodoveo a ucciderlo dentro una chiesa di Vienne. Proprio lui che si era convertito due anni prima alla religione cristiana (permettendo così al cristianesimo di mettere le basi sulla futura Francia).

ANNO 485

CINA - LO-YANG CAPITALE DEL NUOVO IMPERO WEI

L'imperatore WEN, sotto la pressione della nobiltà dei potenti stati che si sono formati in questi ultimi anni con gli invasori nomadi, deve spostare la capitale della nuova Cina (fatta ultimamente di fragili dinastie e con domini molto limitati e disuniti - dopo la scomparsa degli Han) più a nord, ritornando a LO-YANG, che si trova quasi a ridosso del regno che in questi anni è quasi tutto turco-mongolo: quello dei WEI.

Si sta verificando in Cina lo stesso fenomeno che sta conoscendo in questi anni l'Occidente.
I barbari fino a pochi anni prima respinti e combattuti, stanno calando e conquistando tutta la Cina settentrionale; e sono così numerosi e abili da salire proprio loro sul trono e a mantenerlo per molti anni, fino alla comparsa di una breve dinastia (quella dei Sui - 589-617); breve ma che riuscì a riunificare l'intera Cina.
Ma c'è anche il lato positivo; queste invasioni permetteranno alle popolazioni locali l'assimilazione e la fusione delle lingue, delle culture e non ultimo gli incroci di razza (la cinese con la barbaro-turco- mongolica)., e la diffusione del buddhismo e del confucianesimo anche nella Cina settentrionale.

Lo-Yang - Lo sviluppo che ebbe questa città in questo periodo fu straordinario. Divenne una metropoli, con numerosi edifici pubblici e privati di rara bellezza. La città - posta sul mar Giallo nella provincia dello Henan, era già capitale sotto gli imperatori Zhou (nel VII sec. a.C); poi capitale della dinastia Han (dal 25 a.C. al 220 d.C.).
Fra le meraviglie, oltre i grandi magazzini generali ("l'ammasso" di tutta la produzione di cereali ) vi sorgeva l'Università Imperiale frequentata da oltre 30.000 studenti di varie discipline con lo scopo di addestrare la classe dirigente nelle sue varie funzioni statali: agronomi, ingegneri delle costruzioni, contabili, medici, avvocati, astronomi, matematici, funzionari di Palazzo ecc.
Gli Arabi nel 802-810 quando vennero a contatto con i Cinesi, mutuarono proprio da Lo-Yang questa istituzione scolastica superiore , fondando poi a Baghdad l'Università Statale e il Policlinico; vivace fino al XII sec, quando poi i Crociati (Federico II) le imitarono istituendole numerose anche in Europa.
(riporteremo questi fatti nei corrispettivi anni)

Sotto i Wei e i successivi Sui, Lo Yang, raggiunse un milione di abitanti diventando un importante centro amministrativo e culturale dell'intera Cina. Valido centro ancora sotto i Tang (tra l'VIII e il X sec.) e sotto i Sung. Poi decadde pesantemente fino ad arrivare ad avere (come Roma) solo una decina di migliaia di abitanti. Solo negli ultimi 100 anni (dal 1900) , è tornata a ripopolarsi, e nuovamente a raggiungere e superare attualmente i circa 2 milioni di abitanti.